MEDICINA TIBETANA: DALL’ALTOPIANO AL MONDO

  • by Redazione I
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  • 17 Ago 2025
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MEDICINA TIBETANA: DALL’ALTOPIANO AL MONDO, Mirabile Tibet


La storia di una donna medico che ha portato l’antica tradizione tibetana sulla scena internazionale

“Quando ero bambina, gli anziani medici tibetani del nostro villaggio venivano chiamati Grande Pandita“ – ricorda Mikyi Tsomo dal suo studio nell’Università di Medicina del Tibet. Già: perché quella bambina, il cui nome in Tibetano significa «buona medicina», è oggi una Maestra guaritrice. Esperta della Medicina tradizionale tibetana (Sowa Rigpa, cioè «nutrimento» e «sistema di conoscenza») che ha saputo unire la visione olistica buddhista ai saperi antichi cinesi, indiani, greci e persiani.

Nata nel 1972 in una Contea della città di Nagqu, a soli 5 anni assiste per la prima volta alla «magia» della Medicina tibetana quando un anziano medico arriva con la sua borsa piena di rimedi fatti a mano. “Mi ha semplicemente toccato il polso e ha capito con precisione cosa avessi. Ero affascinata ma un po’ scettica: un semplice tocco poteva davvero diagnosticare una malattia?”

Così, dopo essersi diplomata presso una scuola di specializzazione, a 17 anni Mikyi viene assegnata a un ospedale locale a 4.500 metri di altitudine e, nelle remote zone pastorali, visitare un paziente spesso significa cavalcare per un giorno intero. “Da queste parti, le malattie possono essere molto complesse e insolite” – pertanto, per molto tempo, Mikyi cura i pazienti di giorno e continua a studiare di notte.

Dopo aver conseguito la Laurea magistrale nel 2004, consegue un Dottorato di ricerca in Antropologia medica presso l’Università Humboldt di Berlino nel 2010 per, poi, completare gli studi presso l’Università di Oxford e l’Accademia Austriaca delle Scienze. E, in tutti questi anni, il suo bagaglio è accolto con scetticismo: “Molte persone si rivolgono alla Medicina tradizionale tibetana solo quando quella occidentale non ha soluzioni”.

Finiti gli studi, Mikyi lavora in Spagna, Svizzera e Regno Unito – curando con successo molti casi gravi. Soprattutto, trascorrendo ore ad ascoltare i pazienti e spiegare loro diagnosi e terapia perché, per lei, la Medicina tibetana non è solo un mezzo di guarigione ma anche un ponte culturale. Infine, dopo anni di esperienza, decide di tornare alla sua terra natìa.

Nel 2018, grazie agli sforzi della sua squadra, la pratica del «bagno medicinale Lum» viene iscritta nel patrimonio culturale immateriale UNESCO. Non solo: essendo quella di Lhasa l’unica Università dedicata alla Medicina tibetana, da lì Mikyi forma più di 8mila professionisti e, nel suo laboratorio, si concentra sull’analisi dei dati clinici sul diabete. “Le prescrizioni scritte dai nostri antenati mille anni fa rimangono leggibili ancora oggi: arricchiti dalle nuove conoscenze mediche, continueranno a essere tramandati e portati nel futuro”.

Anche perché i risultati sono già visibili, e in tutta la Regione. A cominciare dall’aspettativa di vita, aumentata da poco più di 35 anni nel 1951 a oltre 72 anni nel 2021. E, questo, grazie a un investimento notevole e costante (soprattutto da parte cinese) nel recupero dei saperi antichi, la formazione e – su un Altopiano di grandi distanze e precise patologie legate all’altitudine e al clima – su una vera rete di assistenza medica. In grado di raggiungere le persone, di curare e persino di anticipare lo sviluppo di alcune malattie (comprese le deformazioni congenite), garantendo al contempo a tutti l’accesso economico alle cure.