Dove la civiltà tibetana e quella cinese sono state plasmate da un fiume
Nato tra le cime innevate dell’altopiano Qinghai-Tibet, il Fiume Giallo viaggia verso est – attraversando 9 province prima di sfociare nel vasto mare di Bohai, nella provincia cinese di Shandong. Vedendo così nascere e nutrendo lungo i suoi oltre 5,4mila chilometri due civiltà millenarie e diverse culture preistoriche, alcune delle quali scomparse, che oggi racconta in un Parco. Cominciando dalla provincia sino-tibetana di Gansu, dove le sue acque color smeraldo incontrano quelle sedimentarie del fiume Taohe.

Una confluenza spettacolare per la stranissima “linea di demarcazione” tra il verde limpido de primo e il giallo torbido del secondo, che nel tempo avrebbe ispirato la hot pot divisa in due scomparti di colori differenti. Il punto migliore dal quale ammirarla? La piattaforma panoramica di Benchigou, a 15 minuti di macchina dalla confluenza, che apre lo sguardo anche sul nuovo ponte montano di Liujiaxia e, all’orizzonte, sulle incredibili “scogliere rosse” di Danxia.
Infatti, Gansu è un luogo davvero particolare – incastonato com’è tra due altopiani (Qinghai-Tibet e Loess), a comprendere una parte dell’antica regione tibetana Amdo, del Deserto del Gobi e dei Monti Qilian. Ricchissimo dunque sia come climi (dal subtropicale all’arido temperato e al montano), sia come fauna, quest’ultima a rappresentare circa un quinto di quella nazionale. E anche come culture intrecciate nel tempo, testimoniate nelle tantissime aree del Museo di Lanzhou, nel capoluogo della provincia del Gansu, che – dai dinosauri agli 8mila anni di ceramiche – coprono tutta la Storia e la creazione artistica e artigianale di questi luoghi.
Il completamento quest’anno del Parco Culturale e Naturale del Fiume Giallo ha, infatti, trasformato il suo percorso in un enorme “mostra” a cielo aperto e in un viaggio immersivo nel tempo e nello spazio. Preservando così i paesaggi modellati nei secoli – fatti da imponenti scogliere, mistiche “foreste di pietra” come quelle di Bingling, profonde gole e fragorose cascate – e, al contempo, il ricco patrimonio umano fiorito lungo le sue rive. Dalla cultura Yangshao nel tratto superiore, risalente a 5-7mila anni fa e rinomata per la sua ceramica dipinta, a quella Longshan nel tratto basso, neolitica, che ha visto la nascita della coltivazione del riso, dell’uso del tornio e dell’allevamento del baco da seta sull’altopiano. Tra le due, le 34 grotte sui 4 piani del Tempio buddhista di Bingling – ancora nel territorio di Gansu, vecchie 1600 anni e contenenti quasi 700 sculture e più di 80 statue compreso un Buddha Maitreya alto 27 metri – e le meraviglie architettoniche di Luoyang, una delle antiche Capitali cinesi. Senza dimenticare lungo il percorso le musiche e danze, le Arti e l’artigianato, le celebrazioni, i costumi e, beninteso, i sapori tramandati per generazioni.
Come dicevamo, un viaggio nel tempo. In luoghi nei quali imperatori hanno governato, poeti hanno sognato e la Natura ha creato i suoi capolavori.