La Ruota del Divenire nell’arte: Significati e rappresentazioni, Mirabile Tibet

La Ruota del Divenire nell’arte: Significati e rappresentazioni

  • by Redazione
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  • 31 Mar 2020
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La rappresentazione artistica e filosofica del samsara, ovvero il ciclo di reincarnazioni, è rappresentata dalla Ruota del Divenire, Sidpa Korlo in tibetano.

Questa la si può trovare dipinta o scolpita all’entrata di ogni gompa, ovvero i monasteri tibetani, vicino ai 4 guardiani dei punti cardinali, i Lokapala. Generalmente si compone di vari anelli e raggi, in cui si esemplificano i meccanismi del Samsara, che possono essere interpretati sia sul piano fisico che psicologico.

La Ruota del Divenire nell’arte: Significati e rappresentazioni, Mirabile Tibet

Secondo la letteratura buddhista è Yama, il dio dei morti, a tenere la ruota fra i suoi artigli. I denti della divinità rappresentano allegoricamente i 4 dolori: nascita, malattia, vecchiaia e morte. Quali sono dunque quelle figure presenti fuori dalla ruota del dharma e quindi senza obbligo della reincarnazione? Anche in questo caso l’iconografia buddhista segue uno schema rigido e preciso per tutte le opere artistiche。

In alto a destra troviamo il Buddha con la mano destra rivolta verso il basso nel gesto di “varadamudra”; In alto a sinistra ancora il Buddha con il braccio teso  che indica la luna (simbolo del conseguimento del nirvana a ricordo della notte di plenilunio del maggio 528 a.C. quando il Buddha divenne il “risvegliato”). 

La Ruota del Divenire nell’arte: Significati e rappresentazioni, Mirabile Tibet

Come tutto ciò che riguarda l’arte tibetana, ogni cosa è fortemente permeata da un significato mistico e religioso. Ecco quindi che le immagini nel mezzo rappresentano i tre veleni: ignoranza, attaccamento e rabbia (quasi sempre rappresentati con il maiale, serpente e gallo); Ia seconda schiera di figura il karma; Il terzo anello i sei regni del samsara o di rinascita ed infine il quarto strato rappresenta i dodici anelli di originazione dipendente .

Quest’ultimo è forse il più interessante dal punto di vista artistico. In un mondo come quello del Tibet classico dove anche l’arte era votata alla religione, i dodici anelli della reincarnazione sono generalmente una testimonianza molto importante di rappresentazione della vita quotidiana dei tibetani del tempo. Vediamo quindi nel dettaglio. 

I dodici anelli di originazione dipendente vengono rappresentati dall’arte tibetana in queste 12 immagini:

  1. La vecchiaia e la morte, rappresentate da un uomo che porta sulle spalle un cadavere, sono causate dalla nascita;
  2. Nascita, descritta con a una donna partoriente, condizione questa causata dall’esistenza precedente;
  3. “Esistenza precedente”, rappresentata da un uomo che tiene in mano un bocciolo, causata a sua volta dall’attaccamento;
  4. Attaccamento, simboleggiato da un uomo che coglie frutti da un albero, condizione perpetrata a causa del desiderio;
  5. Desiderio, simboleggiato da un bevitore, causato dalla “sensazione”;
  6. “Sensazione”, descritta con un uomo che viene colpito all’occhio da una freccia, è questo il momento del “contatto”
  7. Contatto, generalmente rappresentato dal sesso, causato “dai 5 organi di senso più uno”;
  8. 5 organi di senso più il sesto organo, la mente, simboleggiati da una casa con sei finestre, causati dalla mente-corpo;
  9. Mente e Corpo, descritti da due uomini in barca, causati dalla coscienza;
  10. Coscienza, rappresentata da una scimmia che simboleggia l’instabilità della mente umana, si sottolinea quindi il rapporto di stretta causalità fra mente/corpo e coscienza, causata dagli impulsi della volontà;
  11. Impulsi della volontà che caratterizzano ogni singolo individuo, rappresentati da un vasaio, causati dall’ignoranza;
  12. Ignoranza, rappresentata da una vecchia donna cieca che si dirige verso un precipizio.

Come interpretare dunque tutto ciò? Al contrario della cultura occidentale dove il tempo è paragonabile ad una linea orizzontale, nelle società orientali il concetto di tempo è ciclico, senza fine e senza interruzioni. E’  quindi questo eterno ripetersi che genera il terrore nell’uomo, secondo i buddhisti nello specifico il non potersi sottrarre a questa ruota è fonte del dolore di ognuno di noi.