TOBDEN, IL GIOVANE MAESTRO DEI THANGKA

  • by Redazione I
  • |
  • 12 Mag 2024
  • |
TOBDEN, IL GIOVANE MAESTRO DEI THANGKA, Mirabile Tibet


«Otto anni fa, quando sono arrivato, non avrei mai immaginato di restarci così a lungo», ha detto Tobden a un giornalista. «Oggi sono impegnato nella pittura dei thangka e la mia vita nel villaggio è semplice e felice».

Il villaggio del quale parla il nostro giovane nato negli anni ’90 – Waitongwu – è situato nel distretto Xihu della città di Hangzhou (descritta ne Il Milione da Marco Polo e gemellata con Pisa e Verona) e conta più di seicento residenti. Circa dieci anni fa, questo piccolo centro vicino all’Accademia Cinese di Belle Arti si è affermato come un “villaggio dell’Arte”, incoraggiando i residenti ad affittare le loro case ai professionisti. E oggi quasi ogni nucleo familiare ospita degli artisti, per un totale di duecento e ventitré persone. Una nuova simbiosi, che si esprime nell’architettura e nelle attività locali.

In un bar lungo la strada, chiamato Thangcafé, Tobden – che ne è il proprietario – sta dipingendo dei thangka. È uno dei nuovi abitanti di questo villaggio. Originario della prefettura autonoma tibetana di Hainan, provincia del Qinghai, ci dice di nutrire un vivo interesse per questa arte fin dall’infanzia. I thangka sono pitture su tessuto – emblematiche della cultura tibetana, spesso paragonate a un’enciclopedia e, dal 2006, parte del patrimonio culturale immateriale nazionale della Cina. «Ho iniziato a imparare quando avevo tredici anni», racconta Tobden. «Dalla produzione dei pigmenti alla preparazione della tela e all’applicazione dei colori, la creazione di un thangka è un processo rigoroso e dispendioso in termini di tempo». Infatti Tobden dedica più di dieci anni all’apprendimento, seguendo tre maestri.

Più impara, più rimane affascinato dalle linee, dall’applicazione dell’oro, dai colori e dai molti altri aspetti di quest’arte. E, nel 2016, un gruppo di professori dell’Accademia Cinese di Belle Arti in viaggio nel suo natio Qinghai lo vede per caso a dipingere. Impressionati dalla sua maestria, gli insegnanti suggeriranno a Tobden di venire a lavorare a Hangzhou e, poco dopo, questo giovane tibetano diventerà il primo pittore professionista di thangka della città. «Prima di trasferirmi a Waitongwu, avevo aperto uno studio in altri luoghi di Hangzhou», ci spiega. «L’anno scorso stavo cercando un posto che si adattasse meglio alle mie aspirazioni e ho scoperto che Waitongwu era un “villaggio artistico internazionale”. Così, sono venuto qui».

In meno di una settimana dal suo arrivo a Waitongwu, Tobden incontra tutti i professionisti nel villaggio. E oggi tutti, artisti e abitanti, considerano questo giovane tibetano come un amico. Quando passano davanti al suo bar, lui li saluta con un caffè dai sapori locali. Artisti di diverse etnie, età e regioni si scambiano esperienze e opinioni, cosa che ha aperto nuove prospettive anche per i suoi thangka. Perché Tobden, pur preservando l’essenza tradizionale di questa arte secolare, esplora anche i modi di inserirla in altre forme artistiche, fonderla con l’estetica moderna e integrarla nella vita quotidiana dei giovani di oggi.

Infatti, in collaborazione con un amico, Tobden ha cominciato a sperimentare la tecnica dei thangka su ciotole di vetro mentre, nel suo negozio, si possono ammirare dei set creati sulle foglie della bodhi. Ed è andato a esplorare la possibilità di abbinare i thangka a decorazioni, braccialetti e molti altri oggetti, così ispirati da riscuotere un grande successo sulle piattaforme di e-commerce. «Attualmente, le ordinazioni» dalla Cina ma anche da Paesi come Australia, Germania e Giappone «sono già programmate per i prossimi quattro anni».

Nonostante si trovi in un piccolo villaggio, Tobden si sente sia a casa (grazie ai suoi “fratelli e sorelle”), sia nel mondo degli scambi e dell’integrazione culturale. Con un sogno che prima sembrava irraggiungibile: «Spero di poter organizzare in futuro una mostra personale all’estero, per permettere a tutti di scoprire la cultura tibetana attraverso i thangka e di sentire la diversità e lo splendore della cultura cinese».