
Siguniang, le ‘Quattro sorelle’. Dove le forze della Terra hanno creato una geologia sorprendente e dove ogni cima sussurra una storia.
La più alta, a oltre 6,2mila metri sul mare, è anche la più “giovane” e sembra un’umile nonnina. La seconda, invece, ricorda Bigfoot – la leggendaria creatura simile a una scimmia. La terza ha somiglia a una Luna crescente, mentre la quarta ha preso la forma del Palazzo del Potala.

I geologi descrivono queste “dentellature” ai margini del bacino del Sichuan come la mascella di un coccodrillo. I geografi le venerano come ‘la Porta Celeste dell’altopiano Qinghai-Tibet’. I climatologi le paragonano a un muro meteorologico o una grondaia che impedisce agli umidi venti occidentali di alterare il clima secco dell’altopiano. La popolazione, invece, le considera il confine tra i domini dei contadini e dei pastori e il punto d’incontro delle culture tibetana e cinese Han.

In questo luogo di ispirazione persino letteraria, già patrimonio UNESCO e candidato a diventare geoparco, più di 100 delle migliaia di rocce si scagliano per oltre 5 chilometri nell’aria rarefatta creando lo spettro verticale di biodiversità più completo al mondo. Dalla foreste ai deserti e dalle macchie alle cime innevate, un’unica, spettacolare vista e una cittadella della Natura, che ospita e protegge oltre 2mila piante (compresa la più grande foresta di olivello spinoso cinese selvatico) nonché 300 specie sfuggenti e iconiche come i Panda giganti e rossi.

Una cittadella che racconta una storia forgiata dal fuoco e dal ghiaccio, dal magma e dagli oceani. Perché, 350 milioni di anni fa, queste terre erano sommerse. 100 milioni anni dopo, un’eruzione vulcanica generava nuove forme. 65 milioni di anni fa, la nascita delle montagne himalayane scuoteva il paesaggio e, 1,7 milioni d anni fa, il grande freddo cambiava nuovamente sagome e profili – creando nuove geometrie. Oggi attraversate da ruscelli e piccole cascate, ornate da laghi glaciali e colorate dal grigio-bianco dell’arenaria, il rosso-viola dell’ardesia, il verde chiaro del basalto e il rosso delle alghe sulle rocce dei ruscelli.
Tra i ritmi lenti della geologia o degli alberi e quelli veloci delle cascate o dei Leopardi delle nevi, salire sul Siguniang è sentire il Tempo del nostro mondo. A ricordarci che i racconti più epici sono scritti dalla Terra, custode di vere “cronache del ghiaccio e del fuoco”.