
Dopo l’incredibile Valle di Huanglong, il geoparco ormai UNESCO di Kanbula e i laghi Natmso e Pelku, ancora due meraviglie da scoprire: l’ecosistema – unico nel suo genere – del Qilian e l’area Tangbei del Parco nazionale di Sanjiangyuan.

Il primo, a cavallo di un passaggio geologico dal Qinghai-Tibet al Corridoio Hexi, vanta le caratteristiche sia di un altopiano, sia di una zona di transizione desertica – pertanto, ricca di praterie e foreste, porzioni aride e zone umide, montagne innevate e ghiacciai. Non solo: l’area si articola su diverse altitudini, che variano dai 2mila a 5mila metri sul mare. E tutto questo ha creato nel tempo un ecosistema complesso e stratificato, cruciale per lo studio del cambiamento climatico e la migliore protezione ecologica.
Soprattutto dal 2018, quando uno studio dell’Accademia Cinese delle Scienze ha segnalato una tendenza significativa al riscaldamento e all’umidità – con effetti sulla durata della stagione vegetativa, l’ampiezza della copertura verde annuale e, beninteso, una biodiversità che, solo come fauna, conta 396 specie. Oltretutto, con conseguenze dirette sulla capacità del suolo di conservazione dell’acqua in una zona ricca di precipitazioni ma anche di acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai, che a valle sostiene più di 440 milioni di persone nelle comunità del Corridoio Hexi.

La seconda, Tangbei, copre circa un quarto del Parco di Sangjiangyuan – creato nel 2021 e ampio 190.700 chilometri quadri. Casa di 832 specie di piante da seme e 310 specie di animali, la maggior parte delle quali uniche dell’altopiano Qinghai-Tibet. A un’altitudine di 4.800 metri e con un ecosistema tipicamente alpino, che funge sia da banca biologica del germoplasma, sia da barriera di sicurezza ecologica. Pertanto, sotto monitoraggio e tutela continua, anche grazie ai 6mila giovani pastori tibetani e loro genitori che hanno voluto passare dal mero utilizzo alla protezione e diventare rangers ecologici. Certo, con l’aiuto delle 14 stazioni create finora, degli strumenti satellitari, dei droni e dei sensori a terra per il tracciamento in tempo reale.
Per ovvie ragioni, le visite in questi due mirabili ecosistemi sono limitate ma l’ecoturismo – a favore anche della popolazione locale – è benvenuto.
Parole-chiave: rispetto e cura. In fondo, un po’ d’amore.