
Nel cuore dell’altopiano Qinghai-Tibet, a un’altitudine di 4.800 metri, è iniziata la costruzione dell’osservatorio astronomico submillimetrico XSMT. Del diametro di 15 metri e in grado di “vedere oltre” la polvere interstellare, cercare l’origine delle molecole legate alla vita cosmica e svelare le dinamiche della formazione e dell’evoluzione delle galassie. Quattro, dunque, i compiti del nuovo telescopio: l’astronomia extra-galattica, l’astrochimica, le variazioni nel tempo delle sorgenti luminose nonché dei corpi celesti e la struttura della Via Lattea.

Programmato a entrare in funzione nel 2027, XSMT dovrebbe unirsi al telescopio virtuale Event Horizon di prossima generazione – cioè, alla rete globale di radiotelescopi in grado di osservare i buchi neri con un’apertura equivalente alle dimensioni della Terra e di catturare delle immagini dinamiche della loro presenza e attività. La posizione scelta, fuori dalla città di Delingha nella prefettura mongolo-tibetana di Haixi, garantirà le condizioni migliori per questo tipo di telescopio – compreso il livello estremamente basso e costante di vapore acqueo, altrimenti di disturbo dell’osservazione delle onde submillimetriche.

Il Tibet ospita già altri due telescopi: quello di Shigatse a 4.100 metri di altitudine, con un diametro di 40 metri e concentrato sull’osservazione dello Spazio profondo e sulla radio-astronomia, e quello della prefettura di Ngari (o Ali) a 5.250 metri, operativo da luglio e dedicato alle onde gravitazionali dell’Universo primordiale e ai suoi primi “sussurri” : uno dei soli quattro osservatori adatti a questo tipo di compito assieme a quelli dell’Antartide, del deserto cileno di Atacama e della Groenlandia. Nella provincia del Qinghai invece, dal 2023 è attivo un telescopio (WFST) capace di osservare l’intero emisfero settentrionale e che, appena in funzione, da 150 osservazioni fatte durante diverse notti ha prodotto la prima, spettacolare e completa immagine della Galassia di Andromeda (a 2,5 milioni di anni luce di distanza) e dei suoi dintorni per, poi, dedicarsi – con immagini a 150 Ghz – alla Luna e a Giove.

«Tetto del mondo» e altopiano Qinghai-Tibet: luoghi perfetti per mandare avanti il sapere ma anche recuperare pezzi di Conoscenza che l’astronomia tibetana già in parte evocava – usandole, giustamente, nella Medicina tradizionale. Perché, se è vero che siamo fatti delle stesse molecole dell’Universo, “polvere di stelle”, guardare in alto può ri-sintonizzarci con la natura, materia, energia, geometria e persino musica celesti.
Connessione cosmica e allineamento spirituale: in una parola, Armonia – come l’astronomia buddhista tibetana insegna.