Nella provincia del Sichuan, c’è un piccolo paradiso poco conosciuto ma – per l’armonia tra la sua Cultura, Natura e sostenibilità – appena dichiarato dall’ONU come uno dei migliori villaggi turistici al mondo.
Parliamo di Jikayi – letteralmente, “un luogo bello e felice”. Culla delle culture Jiarong e Dongnü e a un’altitudine che va dai 1.700 ai 5mila metri, ragione per la quale viene chiamato anche ‘il Villaggio tibetano sulle nuvole’. Un vero “museo vivente”, che ospita numerosi siti del patrimonio culturale nazionale (come le antiche torri di Danba, dette anche ‘torri himalayane’ e risalenti a oltre mille anni fa) e diversi beni del patrimonio immateriale – come le tecniche di costruzione delle case-fortezza, la lavorazione della ceramica nera, il ricamo Jiarong, le locali tradizioni canore tibetane e il caffè al pepe di Sichuan.
Il tutto, al centro della Riserva naturale del Monte Murdo (sacro per i Bön e per i Buddhisti) e accanto a uno degli habitat del Panda gigante, tutti siti UNESCO dal 2006. Il che significa panorami e albe mozzafiato, bianche cime e montagne verdi, acque limpide e pendii adornati di fiori. Una vera “barriera di ossigeno”, che solo come turismo naturalistico e solo nel 2025 ha richiamato 330mila visitatori da oltre 20 Paesi. Ospitati, e non solo con il bel tempo bensì in ogni stagione, dalla popolazione residente – oggi, quasi tutta coinvolta nell’accoglienza. Certo, rigorosamente green come tutta l’economia del villaggio.
Coesistenza armoniosa di umani e Natura, conservazione ecologica, preservazione di un patrimonio culturale millenario nonché turismo (e sviluppo) sostenibile e coinvolgente, a nutrire futura coesistenza, conservazione e preservazione: che questo villaggio tibetano diventasse uno dei luoghi turistici migliori al mondo per i suoi pregi sia culturali, sia naturali, era solo questione di tempo.
Alle radici di questa meraviglia, il popolo tibetano Jiarong. Per cominciare, quadrilingue – a usare il proprio dialetto, quelli tibetani Amdo e Kham nonché il Cinese Sichuan. Inizialmente di religione Bön e poi aderente alla Scuola buddhista Gelug, come testimoniano i diversi grandi monasteri della regione. E sempre rimasto matrilineare, tant’ è che il nome stesso (Jiarong, da Gyalrong e da Gyalmo Rong) significa ‘Valle della Regina’.