
Siamo nella prefettura tibetano-mongola di Haixi. Dove a oltre 4mila metri sul mare, per quasi 600 chilometri quadri lungo il margine nord-orientale dell’Altopiano tibetano, brillano le acque del secondo maggiore lago salato dopo il Qinghai: Hala, “l’ultima lacrima della Terra”. Incastonato nelle profondità dei Monti Qilian, circondato da cime innevate e ghiacciai e le cui gocce regalano diverse tonalità di blu smeraldo a seconda della luce.
E fin dall’alba – quando i primi raggi spuntano sul Monte Tuanjie (alta oltre 5,7mila metri), penetrano le nebbie e si riversano sul lago, dorando la danza dei banchi di ghiaccio in superficie e riempiendo lo sguardo di riflessi abbaglianti. Tra la nebbia che sale, le montagne che si rivelano, i movimenti sull’acqua e la luce del mattino, uno spettacolo davvero magnifico. Soprattutto da novembre a metà dicembre – quando il tempo è stabile, il cielo è limpido e il blu profondo del lago assieme al bianco del ghiaccio fanno la gioia di ogni fotografo.
Ma anche di ogni appassionato dei racconti della Terra, visti i fossili di molluschi marini risalenti a 50 milioni di anni fa quando, dopo la creazione dell’Altopiano tibetano e dell’Himalaya, il mare tra il subcontinente indiano e il resto dell’Asia volle chiudersi. Di ogni innamorato dalle stelle e dai pianeti, che da qui potrebbe contemplare persino gli anelli di Saturno. E di ogni amante della biodiversità, fatta da gazzelle e volpi tibetane, asini selvatici, pecore blu e più di 50 specie di uccelli, alcune delle quali trovabili solo qui.

Sapendo in tutto questo che – come ovunque sull’altopiano Qinghai-Tibet – i laghi stanno crescendo e che l’accelerato riscaldamento in tutta l’Asia rischia di cambiare seriamente il paesaggio. Molto sensibile al rapido scioglimento dei ghiacciai e alle maggiori o più frequenti precipitazioni che mutano estensioni, volumi, composizioni delle acque e dunque la vita dentro, nei dintorni e soprattutto a valle.
Il Lago Hala non è interamente visitabile ma, per la parte accessibile agli ospiti – dalla Contea di Tianjun, lungo la ferrovia Qinghai-Tibet e alla “frontiera” con la mirabile Gansu – vale davvero il viaggio.