IL QINGHAI-TIBET ASSORBE I GAS SERRA

  • by Redazione I
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  • 06 Lug 2025
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IL QINGHAI-TIBET ASSORBE I GAS SERRA, Mirabile Tibet


Come anticipato a maggio, quando parlavamo di nuove rivelazioni sul clima, l’altopiano Qinghai-Tibet riesce non solo a compensare completamente le emissioni annuali di CO2 ma anche ad assorbire i gas serra. Soprattutto il metano (CH4) e l’ossido di diazoto (N2O) – cioè i più presenti nella regione dopo l’anidride carbonica e anche i più “potenti”, laddove l’effetto del riscaldamento per unità di metano è 27 volte quello del CO2  e, quello per unità di ossido di diazoto, 273 volte.

La conferma arriva dall’Istituto di Ricerca sull’Altopiano tibetano dell’Accademia cinese delle Scienze, da tempo concentrato sulla neutralità carbonica (quindi sulla riduzione delle emissioni) e climatica (per il “rallentamento” del riscaldamento globale). Istituto che, visti i volumi – e l’importanza – della pastorizia e dell’allevamento sull’altopiano, è riuscito a stimare sia i flussi di CH4 e N₂O negli ecosistemi terrestri e nelle acque interne nel periodo 2000-2010, sia le emissioni totali fino al 2060 in base ai diversi scenari e alle misure di mitigazione possibili.

Infatti, migliorare l’assorbimento di gas serra da parte della superficie terrestre aiuterebbe a raggiungere neutralità climatica ma questo richiede un’accurata quantificazione delle emissioni. Soprattutto nell’area pastorale più elevata al mondo, vitale per oltre 40 milioni di capi di bestiame e almeno 5 milioni di residenti, peraltro ricca di laghi termo-carsici emergenti nelle zone di permafrost per via proprio del riscaldamento globale. Di laghi dunque in espansione, come tutti sull’altopiano, e il cui contributo (sicuramente significativo) alle emissioni di CH4 e N₂O è ancora da stabilire.

Quello che si sa a oggi è che l’altopiano Qinghai-Tibet ha compensato finora più del 40% delle emissioni provenienti dagli allevamenti e dalle zone umide. Che l’assorbimento dei gas serra è maggiore delle emissioni prodotte dai combustibili fossili e dalle fonti industriali, e che questa superficie continuerà a fungere da “pozzo” almeno fino al 2060. Certo, a patto di intervenire oggi con le migliori pratiche di mitigazione – dalla cura dei pascoli da foraggio (compresi quelli “fotovoltaici”) e la migliore dieta nonché salute degli animali, già in grado di ridurre notevolmente le emissioni di gas serra, alla protezione delle acque e l’afforestamento.