
Nella Contea di Tsochen, a 4.700 metri di altitudine e dove persino ad agosto il termometro può segnare soltanto 5 gradi Celsius, indossare la tunica di pelle di pecora per uscire può essere utile ma, dentro casa e soprattutto d’inverno, mantenersi al caldo non è più un problema. Grazie a un sistema a energia solare, costruito con un investimento di 314 milioni di yuan (circa 37,4 milioni di euro) e che ha sostituito il riscaldamento tradizionale tibetano: il letame di Yak.
Nel 2018, questa comunità – che vive principalmente di allevamento – aveva provato a passare agli scarti agricoli. Ma, oltre all’alta intensità energetica, il sistema della biomassa vegetale si era dimostrato decisamente costoso e anche insufficiente, nel senso che spesso falliva a mantenere la temperatura interna sopra i 18 gradi Celsius a causa della combustione incompleta. Così, più di 6mila pannelli fotovoltaici sono stati installati nel nord-est della Contea e hanno cominciato a permettere di riscaldare l’acqua, immagazzinarla in serbatoi a una temperatura stabile di 60-70 gradi Celsius e distribuirla. Mantenendo in questo modo la temperatura interna alle case intorno ai 20 gradi da ottobre a maggio e garantendo un riscaldamento stabile persino in condizioni di freddo estremo. Soprattutto, riducendo al minimo l’inquinamento (carbonio nero in primis) e liberando la comunità sia dall’esposizione al particolato emanato con la combustione, sia dai batteri e i parassiti – quindi, dalle malattie – che accompagnavano le tradizionali “torte” di letame essiccato. Peraltro, preparate a mano dalle donne e posizionate a mucchi tutt’intorno, dai muri esterni ai tetti delle case.
La transizione della Contea fa parte di un progetto più ampio, lanciato nel 2023 su tutto l’Altopiano tibetano ma soprattutto nelle vaste aree agricole e pastorali. Progetto che oggi vede l’energia pulita all’89% dell’intera produzione di calore, a beneficio di 150mila persone. E che promette di continuare a crescere, per raggiungere più case possibile.
In quanto alla tradizione, che da secoli guardava allo sterco dello yak non come a una cosa sporca ma come a un “tesoro” e una benedizione, e che lo usava anche per impastare i mattoni delle proprie case, le comunità stanno scoprendo una diversa bellezza. Di respirare in mezzo a odori migliori, di riuscire a proteggere l’ambiente di più, di ammalarsi di meno, di potersi togliere il cappotto dentro casa e – per i più piccoli – di non dover più fare i compiti con le mani fredde.
Piccoli passi. Soprattutto qui, sull’Altopiano, dove le particelle di carbonio nero rilasciate dalla combustione del letame si depositano sui ghiacciai dell’Everest tibetano (Qomolangma) e di tutto l’Himalaya – accelerando il loro già rapido scioglimento.