Tre finora le transizioni ambientali nella regione, appena rivelate da una spedizione scientifica dell’Istituto di Ricerca sull’Altopiano Tibetano dell’Accademia Cinese delle Scienze: il ribaltamento tettonico, i movimenti differenziali – 8-9 milioni di anni fa – della crosta terrestre e conseguente legame climatico tra i tre Poli (l’Antartide, l’Artico e l’Altopiano tibetano) e il cambiamento climatico in corso.
La prima, circa 56 milioni di anni fa, ha spinto i monsoni verso Nord e trasportato aria marittima, calda e umida – rendendo il clima subtropicale. La seconda, 19 milioni di anni fa, ha creato i Himalaya e consolidato l’interconnesso modello climatico dei Poli. Infine, la terza sta provocando il veloce riscaldamento e la progressiva umidificazione dell’Altopiano. Con immediati effetti sulla vegetazione e sulla biodiversità, che amplificano gli impatti climatici regionali e globali. E con un aumento significativo della capacità di approvvigionamento della ’Torre dell’Acqua’, vitale per la sicurezza idrica di miliardi di persone del Continente asiatico e che potrebbe salire persino del 49% entro la fine del secolo.
La spedizione ha riguardato la conservazione ecologica, lo stato delle risorse naturali e la situazione del carbonio, con particolare attenzione alla prevenzione dei disastri, la sicurezza dunque delle persone e dei territori e lo sviluppo delle aree di confine. Andando, così, a creare un robusto supporto per la legislazione dedicata alla protezione ecologica (dal ripristino e la gestione alla tutela), per l’istituzione di una piattaforma di osservazione con relativo sistema di allerta precoce e per le tecnologie innovative di salvaguardia e di controllo delle strade e delle ferrovie – soprattutto nelle aree di permafrost. Come nel caso della linea Sichuan-Tibet, che grazie ai dati scientifici forniti ha evitato oltre il 97% dei disastri e ottimizzato, così, il suo percorso finora di oltre 400 chilometri.
Il sistema di monitoraggio in tempo reale e di allerta rapida riguarda soprattutto l’acqua dai ghiacciai in rapido scioglimento, abbastanza da generare sempre più frequenti e intense valanghe e inondazioni: una minaccia, questa, che ci si aspetta possa triplicare in pochi anni, mettendo a rischio 500 insediamenti umani e 1.000 chilometri di strade. Infatti, i ricercatori sino-tibetani di Lhasa hanno finora raccolto dei campioni da 12 ghiacciai dell’altopiano Qinghai-Tibet, mentre – assieme alle centinaia di colleghi di decine di Paesi, Stati Uniti compresi – hanno esplorato con i carotaggi ben 20 maggiori ghiacciai. Potendo, così, imparare da più di 5mila metri di nuclei, in grado di raccontare quanto necessario per affrontare le odierne sfide climatiche globali. Davanti alle quali l’altopiano Qinghai-Tibet può funzionare come una vera barriera di sicurezza ecologica.