 
In questi giorni, la Contea di Nyemo nella Prefettura di Lhasa, situata nella valle del fiume Yarlung (Brahmaputra), è tornata all’attenzione della Stampa internazionale online per via di una nuova scoperta archeologica. Ma pochi sanno che questo luogo è soprattutto la culla di tre eredità culturali tibetane: l’incenso, la carta e l’incisione a mano. Il cui recupero sta cambiando la vita dei suoi continuatori.
Soprattutto nel villaggio di Thonba o Tunba, dove – dopo anni di sola coltura dei ravanelli e delle patate – oggi quasi la metà della popolazione di circa 200 famiglie produce incenso tibetano con gli stessi ingredienti e metodi usati da oltre un millennio, trasformando un’antica tradizione in uno stile di vita e anche in un nuovo reddito per l’intera comunità. Perché questi bastoncini, che noi pensiamo soltanto in relazione a delle cerimonie o rituali spirituali, hanno anche delle proprietà terapeutiche. Dovute principalmente all’acqua, le condizioni climatiche e le piante di questa zona che si snoda tra gli oltre 4 e i 7mila metri sul mare.
 
Infatti, tra erbe officinali, legni aromatici, resine e spezie, l’incenso tibetano contiene circa 30 ingredienti naturali: lo zafferano, l’erba di loto delle nevi, l’ibisco, il carpino rosso, rosso, il sandalo rosso, il sandalo bianco, il cipresso tibetano, il pino o il cedro, il rododendro, il legno di agar, la corteccia del tabu-no-ki (l’alloro giapponese), l’emblica (o uva spina indiana, molto usata nella Medicina Ayurvedica), il borneolo, il mirabolano (o pruno rusticano), la mirra, il l’ambra, il franchincenso, la colofonia, i chiodi di garofano, il cardamomo, la cannella, il muschio, la curcuma, la liquirizia, il fungo “bruco” cinese e – qualche volta – la polvere di perla, agata e turchese. Ingredienti macinati insieme, trasformati grazie a un po’ di acqua in una pasta e modellati a mano in lunghi fili che poi vengono tagliati a misura, asciugati e fatti benedire per assicurarsi i loro massimi benefici spirituali. Diffidare dunque dalle “commercial-digitali” proposte e imitazioni: il vero incenso tibetano, puro, pulito e fatto a mano, proviene solo dal villaggio di Tunba (a circa 100 chilometri da Lhasa, dove ogni anno si festeggia persino un Festival dedicato) e – in una diversa versione – dal Monastero di Mindrolling (Prefettura di Shannan), dove la ricetta adottata alla fine del XVII secolo è ancora conosciuta da pochi Lama.
 
Peraltro, Thonba è anche il villaggio di Thonmi Sambhota, cioè del creatore dell’alfabeto e dei caratteri tibetani nel VII secolo, durante la dinastia Tang, e – secondo la leggenda locale – anche dell’incenso tibetano. Pertanto, con due luoghi oggi dedicati: il Museo della scrittura tibetana e la casa natale. Ai quali si aggiungono il ‘Corridoio dell’Acqua’ (il “mulino” per la creazione della pasta) e un sito archeologico aperto nel 2023, dove sono appena state scoperte – cosa molto rara per le aree tradizionalmente agricole come questa – delle antiche iscrizioni e pitture rupestri. Compresi una scultura nella roccia di Buddha Shakyamuni, di quasi 2,5 metri di altezza e 2,1 di larghezza, risalente alla dinastia Ming (1368-1644), e dei disegni accompagnati da iscrizioni che combinano mantra e simboli tibetani a elementi della cultura cinese Han. In poche parole, un nuovo tassello della Storia e memoria dell’Altopiano.
