
A un anno dal posizionamento dell’Altopiano tibetano al vertice della classifica mondiale per qualità ecologica, arrivano tre ottime notizie sia per la Regione, sia per i viaggiatori.
La prima, che – tra la qualità dell’aria (eccellente al 99,7% in tutto l’Altopiano tibetano, 99,5% a Lhasa), quella dei laghi e dei fiumi (comprese le fonti di acqua potabile, che hanno raggiunto il 100%) e quella della biodiversità, la Regione rimane uno dei luoghi migliori al mondo. Un risultato reso possibile anche dalle ormai 6 stazioni nazionali di monitoraggio, in un territorio che conta 97 riserve naturali su 434mila chilometri quadri – dimora di 246 specie selvatiche sotto protezione – e che, solo nel 2024, ha piantato più di 70mila ettari di nuove foreste. Come dicevamo a marzo, “la vittoria degli alberi” e quindi anche dell’acqua e della vita, a rendere il Tibet una volta consumato da deserti e tempeste di sabbia un paradiso sempre più verde e blu.

La seconda, che il Tibet è la Regione con la maggiore disponibilità pro capite di acqua dolce (circa 500 miliardi di metri cubi) e anche una delle migliori fonti di acqua potabile al mondo. Tant’è che, grazie agli investimenti fatti negli ultimi 15 anni, l’Altopiano conta oggi ben 60 linee di produzione – in grado di fornire 5 milioni di tonnellate di acqua minerale. Proveniente principalmente dai ghiacciai e dalle nevi montane a 8mila metri di altitudine, quindi filtrata e purificata dai microrganismi – compresi quelli antichi e “dormienti” nel permafrost – che la renderebbero pericolosa. Infatti, sia per lavarsi e soprattutto per bere, l’acqua del Tibet va usata soltanto dalla bottiglia sigillata e mai dai rubinetti oppure bollita per 5-10 minuti, anche se per ricavare poi dei cubetti di ghiaccio. (Per orientarsi: i marchi di acqua minerale più popolari risultano essere Tibet Spring 5100, Himalaya Natural Mineral Water, Shigatse Spring Water, Tibetan Magic Water, Qomolangma Glacier Natural Spring Water, Dagu Glacier Natural Spring Water e Sinopec Tibetan Plateau Natural Mineral Water.)

La terza, che le zone nazionali di protezione assieme culturale e ambientale istituite dalla Cina nel 2019 sono ormai 24 a livello nazionale e oltre 210 a livello provinciale. Compresa la Prefettura di Dechen, casa di 26 etnie (tra le quali Tibetana, Lisu e Naxi) e la cui Capitale è la famosa Shangri-La, dove – dall’equilibrio ecologico alla ceramica nera a rischio di “estinzione” e le danze tradizionali – tra il 2013 e il 2024 il governo centrale ha allocato più di 70 milioni di yuan (più di 8.3 milioni di euro) per i progetti di preservazione del patrimonio tipico della regione. E comprese Golog e Gansu, dove – oltre ai territori, trasformati da un deserto in un giardino – a essere tutelato è anche il racconto epico di Re Gesar, nei modi tradizionali e mirabilmente portati avanti dai cantastorie tibetani.
Natura e Cultura. Sull’Altopiano, ormai unite.