
Sapevamo già del primo test di volo per un drone-cargo destinato al salvataggio e al trasporto civile sull’Everest (Qomolangma) e della nuova camera di ossigeno installata nel campo-base, che aveva già salvato delle vite. Ora, dai versanti tibetano e nepalese, arrivano i racconti e i numeri di un anno di meraviglie tech.
Che significano mappatura in 3D con rilevazione termica, in grado di localizzare velocemente una famiglia appassionata di trekking e data per dispersa, misurare la lunghezza e la profondità delle fessure e permettere alla squadra di soccorso di recuperare padre e figlie in sicurezza. Ma anche “sentire” le zone e i momenti di instabilità del terreno e dei ghiacci prima di una spedizione, evitando così i crolli o le valanghe agli scalatori e i loro sherpa. Questi ultimi, i veri eroi della montagna e che ora, grazie alla tecnologia, possono smettere di sacrificare le loro vite per il trasporto di ossigeno e provviste.
Già: perché i droni possono arrivare a oltre 6.100 metri con più di 30 chilogrammi di materiale, nonostante i 25 gradi Celsius sotto zero e il vento a 45 e persino 60 chilometri all’ora. Per di più, molto velocemente – nel senso che, mentre i sherpa ci mettono 6-7 ore a salire con un carico da 12 chilogrammi ciascuno, i droni fanno la stessa cosa in 10 minuti. E potendo portare dei pesi ben maggiori, contati in tonnellate. Compresi decine e centinaia di chilogrammi in scale e corde, ossigeno e – quando non in missione di salvataggio – rifiuti. Infatti, solo questa primavera, dall’Everest-Qomolamgma sono state raccolte 83 tonnellate di carta, plastica, metallo, vetro, scarti alimentari, rifiuti organici, bombole di gas e batterie usate.
Tornando ai sherpa: siccome sono in molti a dipendere da questo storico lavoro di “facchinaggio”, la tecnologia non intende rimpiazzarli ma solo aiutarli in caso di emergenza o di carico troppo elevato, permettendo loro di concentrarsi sulle cose più importanti – come la conoscenza della Natura e della Cultura, dai racconti tradizionali e le usanze alla sistemazione di volta in volta delle funi. Con, in più, la tranquillità di sapere che questi droni sono più rapidi, performanti, sicuri ed economicamente convenienti degli elicotteri di trasporto o salvataggio.
In altre parole, tecnologia non da temere ma da incoraggiare. Perché davvero al servizio, delle vite e dell’ambiente.