
Celebrati i frutti di 30 anni di lavoro
Un lavoro immane, riguardante una scrittura risalente a 1.300 anni fa ma diventata “digitalmente processabile” solo 30 anni fa. A opera di una squadra del Dipartimento Tecnologia Informatica guidata da un membro dell’Accademia cinese di Ingegneria – Nyima Tashi. Che nel 1988, 24enne appena laureato nelle Scienze informatiche a Shanghai, era stato scelto per una cattedra presso l’Università del Tibet. Che – negli stessi anni nei quali Internet conquistava il mondo, spingendo le lingue di tutto il mondo a stabilire degli standard di codifica internazionali – dal 1993 al 1997 aveva sviluppato, assieme alla sua squadra, il primo software pratico dedicato: il ‘Tibetan, Chinese and English Information Processing System’. E che, in tutto questo periodo, aveva inviato ben 6 richieste di ammissione all’International Organization for Standardization (ISO).
A luglio 1997, grazie al sostegno della Cina, la richiesta era stata finalmente approvata – facendo diventare la lingua tibetana parte del set di caratteri universalmente codificati secondo lo standard mondiale e segnando l’ingresso ufficiale della scrittura tibetana nell’era digitale.
Una vera impresa, laddove il sistema di codifica (scientificamente valido) doveva cogliere le sfumature, evitare le ambiguità e garantire lo scambio di informazioni corrette. Il tutto, rispetto a una lingua sviluppata come scrittura ai tempi di Songtsen Gampo, appartenente alla grande famiglia brahmica e che viene usata anche da altre lingue o altri dialetti della regione himalayana – come il Dzongkha nel Bhutan, il Sikkimese nel nord-est dell’India, il Ladakhi in una zona del Kashmir, il Jirel nel Nepal e il Balti in una regione e due distretti dell’India. Con una difficoltà in più, data dalla differenza tra la scrittura stampata (“uchen”) e quella a mano (“umê”).
Oggi, il sistema di codificazione della scrittura tibetana viene applicato nella Libreria regionale del Tibet e nell’altro immane lavoro – di acquisizione, protezione e condivisione digitale dei libri antichi nella collezione del Palazzo del Potala a Lhasa e di alcuni monasteri come Sakya.
Oggi, i sempre più numerosi residenti che usano uno smartphone possono scambiarsi messaggi in un Tibetano impeccabile, organizzare le loro visite ai luoghi d’Arte grazie a delle app comprensibili anche ai meno giovani e, in caso di necessità medica, completare i moduli di ricovero nella loro madre-lingua.
Oggi, ogni cellulare e computer nel mondo che elabori la lingua tibetana si basa su questo standard.