LE CURE NEL TIBET DELLA MALATTIA DI KASHIN-BECK

  • by Redazione I
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  • 07 Dic 2025
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LE CURE NEL TIBET DELLA MALATTIA DI KASHIN-BECK, Mirabile Tibet


Quando il ventinovenne chirurgo Dorje Tsering è finalmente uscito dalla sala operatoria, si sentiva esausto. “Per oltre due ore, le mie mani sono rimaste straordinariamente ferme ma, nell’istante in cui ho lasciato il tavolo operatorio…” L’intervento aveva riguardato un paziente affetto dalla malattia di Kashin-Beck – una patologia articolare fortemente debilitante, che affligge le comunità rurali del Tibet da generazioni.

La Kashin-Beck è infatti endemica sull’altopiano Qinghai-Tibet e nell’Asia centrale e di sud-est, fin dalla pre-adolescenza, e sembra dipenda molto dalla carenza di selenio, dalla malnutrizione e dall’esposizione ad alcune tossine e persino funghi. Siccome, però, le cause dirette e le circostanze favorevoli alla sua insorgenza sono ancora allo studio della Medicina tibetana e cinese, sul ‘Tetto del Mondo’ sono state introdotte delle misure di prevenzione a 360 gradi – dalle abitudini alimentari e di vita (come il riscaldamento con la combustione del letame di Yak) alla distribuzione e qualità dell’acqua potabile (possibilmente non dei ghiacciai, che possono contenere diversi “problemi” congelati ma attivi). Anche perché, secondo le statistiche ufficiali, i pazienti affetti dalla Kashin-Beck in tutta la regione interessata sarebbero circa 170mila. Alcuni dei quali con malformazioni gravi e quindi al rischio di vedersi “tagliati fuori” da tutto, a cominciare dalla Scuola e dal lavoro.

In quanto al Tibet, il 60% circa dei casi di Kashin-Beck si trova concentrato in 6 Contee di Chamdo – la città che sta curando sempre più bambini dalle deformazioni congenite agli arti. Ebbene, l’arrivo in una di queste Contee – Lhorong – di medici e infermieri tibetani e cinesi, formati nelle migliori accademie, ha notevolmente migliorato le capacità locali di trattamento e dunque la vita di molti pazienti, anche over 50, restituendo loro la mobilità e liberandoli dal dolore. Non solo: siccome, per i casi gravi di questa malattia, la soluzione più comune è la sostituzione dell’anca o dell’articolazione (cioè, un intervento chirurgico invasivo e complesso, fino a 10 anni fa inaccessibile a livello locale), dal 2015 i programmi di assistenza medica guidati dagli esperti di Pechino hanno permesso a un numero crescente di pazienti di avere accesso a cure gratuite di alta qualità. E, nel 2021, la città-prefettura cinese di Quanzhou è stata incaricata di inviare gruppi di soccorso medico nella Contea di Lhorong, con l’obiettivo non solo di avvicinare le cure avanzate alle case dei pazienti ma anche di formare i professionisti sanitari locali.

Grazie a tutto questo, l’Ospedale di Lhorong ha completato a oggi (e con successo) oltre 720 interventi chirurgici per pazienti affetti dalla Kashin-Beck. E, nel 2024, ha istituito un Centro dedicato all’intero percorso – dalla diagnosi e l’intervento chirurgico alla riabilitazione. Infatti, mentre negli ospedali urbani i pazienti vengono dimessi dopo una settimana dall’intervento, a Lhorong le cure continuano per diversi giorni di fisioterapia, monitoraggio del decorso post-operatorio e insegnamento degli esercizi utili per proseguire il recupero a casa in autonomia e sicurezza.

Dorje Tsering, che si era formato in Medicina clinica generale, ora desidera specializzarsi in Ortopedia. Con gratitudine per il suo mentore dell’Ospedale di Quanzhou, per avergli trasmesso più delle migliori competenze: “Dopo la mia prima operazione, mi ha suggerito di abbassare l’altezza del tavolo per adattarla meglio alla mia statura e mi ha anche ricordato di prestare attenzione ai dettagli: anche quando si posiziona uno strumento apparentemente insignificante, è importante rimanere precisi.”

Zhang Conglin, un altro chirurgo di Quanzhou, è tra i nuovi medici arrivati a Lhorong: “Una sera, mentre passeggiavo, ho notato un uomo anziano con le articolazioni gonfie e, siccome aveva chiaramente la malattia di Kashin-Beck, gli ho chiesto se avesse mai pensato di andare in ospedale ma lui, a più di 70 anni, non credeva che valesse la pena” nonostante – a Lhorong come nell’intero Tibet – l’assistenza medica e i posti letto siano ormai disponibili. La conclusione sull’Altopiano è che, oltre alle capacità mediche, sia necessario migliorare l’educazione alla salute: a pensare alle – vecchie e nuove – patologie ossee giovanili e alle osteoartrosi di almeno 4 milioni dei nostri over 40, come non essere d’accordo?