ANGSANG, IL MAESTRO MODERNO DEI THANGKA TIBETANI

  • by Redazione I
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  • 13 Lug 2025
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ANGSANG, IL MAESTRO MODERNO DEI THANGKA TIBETANI, Mirabile Tibet


Nel suo studio a Lhasa, Angwang Sangbu – da tutti conosciuto come Angsang – aiuta una studentessa a rielaborare il dipinto “classico” della Principessa Wencheng. E, sulla tela, i millenari pigmenti naturali della pittura thangka trovano delle espressioni nuove, testimoni di una cinquantennale carriera tra tradizione e modernità.

Nato nel 1960 in una famiglia umile della Città vecchia, Angsang dimostra subito un talento eccezionale: a soli otto anni, vince il primo premio in un concorso scolastico, le sue opere appaiono più volte sul giornale Tibet Daily e il suo insegnante comincia a chiamarlo “il piccolo pittore”.

Nel 1972, su 500 candidati, Angsang è tra i dodici vincitori di una borsa di studio per un corso di danza e mandato all’Università ‘Minzu’ di Pechino. Dove passerà quattro anni – dedicandosi di giorno agli esercizi e, di notte, ai primi disegni. Nel suo diario scriverà: «La danza è il corpo che perde il mondo; la pittura è l’anima che indugia nel paesaggio».

Tornato in Tibet come miglior diplomato, nel 1979 diventa Capo stilista dei costumi di scena per la Compagnia d’Arte Tibetana – dove il suo nuovo mentore, lo scenografo Tsering Dorje, lo introduce al disegno e alla teoria del colore. Tre anni più tardi, segue il primo corso di pittura di Pei Zhuangxin (che vive e lavora tra Pechino e New York) presso l’Accademia d’Arte del Sichuan, continuando anche qui con la “doppia vita”: di giorno, schizzi del Palazzo del Potala dalla prospettiva occidentale del disegno; di notte, esplorazione della pittura thangka.

Nel 1983, viene inviato a Suzhou come illustratore per il progetto ‘Tibetan Dance Collection’. E, nel 1985, inizia a studiare all’Accademia d’Arte dell’Università Tibetana come allievo del maestro thangka Dampa Rabten – l’unico erede della scuola Miantang, riconosciuta come patrimonio culturale immateriale -, dal quale impara la delicatezza dei pigmenti minerali e lo spirito dell’Arte tradizionale. Inoltre, assieme al fratello Ngamqên, nello stesso anno fonda la ‘Sweet Teahouse Painting School’ e comincia a organizzare mostre spontanee in antiche Case da tè di Lhasa, facendo nascere un vero movimento artistico. «L’Arte non appartiene a una torre d’avorio ma alla vita quotidiana delle persone», dice – e, infatti, dopo solo tre mostre, centinaia di opere vengono vendute.

Nel 2005, Angsang apre la Galleria ‘Gendün Chöphel’ nella famosa Via Barkhor e, nel 2011, presenta l’Arte tibetana contemporanea al Songzhuang Art Festival di Pechino. Cura inoltre una mostra a Shanghai delle opere di Dampa Rabten e dei suoi studenti, vendendo tutti i dipinti, e uno dei suoi lavori – ‘Tibetan Man’ – viene esposto in modo permanente in un museo di Lhasa.

Nel 2020, inizia a studiare la pittura tradizionale cinese con il maestro Jing Tingyao e, un anno dopo, crea una sintesi tra la paesaggistica tibetana e la pittura a inchiostro. Nella sua opera più recente, ‘Dodici Segni Zodiacali’, i simboli animali si fondono con ingranaggi in stile cyberpunk mentre la tecnica thangka dei “Tre Metodi Bianchi” crea una lucentezza metallica. «Alcuni dicono che sto distruggendo la tradizione ma, in realtà, ne sto ritessendo i fili: la tradizione non è un’immagine congelata ma un fiume, che scorre e assorbe senza dimenticare la sua fonte».

Nella luce della sera, che gli tinge di oro i capelli grigi, i suoi pennelli si muovono tra passato e futuro, continuando a mantenere viva la vasta tavolozza della Cultura tibetana.