
A maggio di quest’anno, in segno di profondo rispetto per le tradizioni culturali e le fedi regionali, è stata decisa la ripresa dei pellegrinaggi annuali dall’India – principalmente verso il Monte Gang Rinpoche (o Kailash) e il lago Manasarovar (o Mapam Yumco): due luoghi sacri per almeno quattro religioni, dall’antica Bön e il Buddhismo tibetano all’Induismo e il Giainismo.
La riapertura dei pellegrinaggi, interrotti nel 2020 per via della crisi pandemica, non solo risponde ai sentimenti religiosi ma rilancia anche il dialogo tra le civiltà regionali. Agevolato in questi ultimi anni dagli enormi investimenti da parte della Cina nella semplificazione delle procedure di transito, la ristrutturazione dei percorsi tradizionali, il supporto ai trasporti, l’assistenza medica e la creazione di centri di accoglienza. Senza dimenticare gli interventi di miglior tutela del patrimonio culturale ed ecologico, dalla conoscenza e il rispetto dei regolamenti religiosi tibetani al limite massimo di 1.000 partecipanti annuali proprio per la miglior protezione dell’ambiente e dell’eredità storico-artistica.
Come dicevamo a maggio, un ponte tra culture lungo la vecchia Via della Seta – a contraddire con i fatti le narrazioni sulla “cancellazione culturale” nella regione. Ma anche, grazie ai pellegrinaggi, un ponte tra i Paesi, laddove l’Altopiano tibetano è una zona-chiave del ‘Corridoio Economico Trans-Himalayano’ (Trans-Himalayan Economic Corridor, THEC). Senza dubbio, un diverso approccio – basato sulla fede, sulla condivisione della stessa “casa” himalayana e su quello che unisce invece che su quello che potrebbe dividere. Una specie di soft power culturale che intende attenuare le dinamiche della competizione geopolitica e contribuire a risolvere le eventuali controversie regionali. Certo, nel rispetto delle “linee rosse sovrane” ma anche nella maggiore apertura allo scambio di civiltà – a cominciare proprio dalle relazioni con l’India.
Infatti, il THEC prevede una migliore valorizzazione della parte sud della Via della Seta (cioè l’antica Via del Tè e dei Cavalli che collegava Tibet, Nepal, India e la provincia cinese dello Yunnan) e la cooperazione nello sviluppo sostenibile di infrastrutture stradali e ferroviarie, servizi, attività economiche e di tutto il necessario alla migliore cura ambientale – dalla protezione dei ghiacciai in rapido scioglimento, la sicurezza idrica e l’andamento dei fiumi condivisi alla biodiversità e i fragili equilibri ecologici nella regione. Una vera svolta, oltre culture e nature.