
Dall’India al Sud-Est asiatico passando per l’Altopiano tibetano, gli scritti sulle foglie di palma hanno per secoli tramandato memoria e saggezza – soprattutto del Buddhismo. Così, forse per via del magnifico sincretismo tibetano presto diventato di riferimento, una parte importante di questa preziosa eredità è custodita nel Palazzo del Potala.
Circa 30mila foglie in 465 volumi, cioè la metà dell’intera collezione distribuita tra i diversi monasteri tibetani, delle quali le più antiche risalgono al 7mo secolo e, le più “recenti”, al 13mo. Un patrimonio che sta per aumentare ancora grazie ai recenti scambi cultural-spirituali con i monaci e studiosi del Buddhismo indiano, nepalese e srilankese e alle scritture su foglia da loro portate al Potala, che potrebbero rendere quella di Lhasa la raccolta più rilevante al mondo.
Anche perché questi scritti, talvolta finemente illustrati, non riguardano soltanto i sutra buddhisti bensì la Storia e la Conoscenza, dai racconti e i poemi epici delle vicende e dei loro protagonisti alla Medicina, l’Astronomia, l’Astrologia e la Divinazione. «Ciò che per l’universo si squaderna, legato con amore in un volume».
Pertanto da proteggere, dal tempo e dall’usura. Perché le foglie si possono sfibrare, deformare, fratturare, contaminare e ammalarsi. Da qui la decisione nel 2019 di istituire presso il Palazzo del Potala un laboratorio dedicato che riesca a “guarirle” e riportarle alla condizione originale, con interventi minimi e preferibilmente naturali sia come materiali (compresi gli “inchiostri”, ancora allo studio), sia come tecniche. Usando per esempio delle nuove foglie della stessa pianta e trasformandole in una carta sottile che, bagnata, riesca a rattoppare quelle antiche.
Un lavoro di grande minuzia e coraggio laddove a oggi, nel mondo, sembra non ci siano tecnologie o esperienze alle quali ispirarsi per il restauro di questi preziosi e fragili supporti per la scrittura. Apparsi nel V secolo A.E.V., abbandonati solo all’arrivo della tipografia e creati asciugando le foglie al Sole, formando dei rotoli poi bolliti in acqua e aloe vera, tagliando le future “pagine” nelle giuste forme e dimensioni e forando il centro di ogni foglia per far passare lo spago di legatura dei volumi. Senza dimenticare l’impregnante di protezione dagli insetti, fatto sciogliendo nell’olio di senape le polveri di curcuma, canfora e neem.
Come per i thangka, in corso di restauro e digitalizzazione, o come per gli Insegnamenti Sacri Sakya che hanno appena visto la luce della stampa, sapienza antica riportata alla vita e restituita – al mondo e alle generazioni.