TRA STORIA E LEGGENDA: LE “TRE PROVE” E IL PALAZZO DEL POTALA, Mirabile Tibet

TRA STORIA E LEGGENDA: LE “TRE PROVE” E IL PALAZZO DEL POTALA

  • by Redazione
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  • 04 Giu 2017
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Pochi lo sanno, ma a Lhasa, sul bellissimo altopiano Qinghai-Tibet sorge il palazzo sito alla massima altezza sopra livello del mare e di maggiore dimensione al mondo: stiamo parlando del maestoso e magnifico palazzo-fortezza del Potala, simbolo  del Buddismo lamaista.

Ricco di fascino e con le spalle una storia antica, il Potala fu costruito nel settimo secolo a.C. dal re tibetano Songzanganbu per le sue nozze con la principessa Wencheng della dinastia Tang. In realtà la parola “Potala” è una translitterazione dal sanscrito, ed è anche tradotto come “Putuoluo” o “Putuo”, ossia l’isola dove risiede il Bodhisattva Guanyin, ragion per cui l’edificio è anche chiamato il “secondo monte Putuoluo”. Il palazzo si erge in cima al Monte Rosso (Mapori) di Lhasa, ad un’altezza di 3700 metri. Costruito lungo il declivio, occupa una superficie di oltre 360 mila mq, ed è composto dal “Palazzo rosso” e dal “Palazzo bianco”, il primo posto al centro e il secondo ai due lati, con un intreccio di rosso e bianco e una sovrapposizione di edifici dall’ aspetto maestoso.

Al centro del Potala vi è forse la sala più intima di tutto il complesso. Ovvero la sala di meditazione di Songzanganbu. La particolarità di questo sito è la sua costruzione in stile “grotta buddista”, con all’interno le statue di Songzanganbu, della principessa Wencheng, della principessa nepalese Chizong e del ministro Lu Dongzan, tutte preziose opere artistiche dell’epoca Tubo, nel settimo secolo.

Dal punto di vista architettonico, invece, il Potala è un tipico palazzo-fortezza del buddismo tibetano, mantenendo nel contempo le caratteristiche delle travi dipinte e scolpite dell’architettura Han, questo perché il palazzo doveva simboleggiare l’unione tra l’etnia tibetana e l’etnia Han di oltre 1300 anni fa, nonchè la prova storica della solidarietà fra i Tibetani e gli Han. Ancora oggi viene tramandata un’antica leggenda circa la costruzione di questo palazzo.

Storia narra che nel settimo secolo d. C. il Tibet si trovava sotto il regno dei Tubo. Il re tibetano Songzanganbu si impegnava a fondo negli affari statali ed amava il suo popolo, per cui il regno si fece sempre più forte. Per allacciare rapporti di amicizia con la dinastia Tang ed introdurre le sue avanzate tecnologie e raffinata cultura, decise di chiedere in sposa la principessa Wencheng della dinastia Tang.   L’inviato incaricato della richiesta di matrimonio Lu Dongzan si recò con i regali a Changan, capitale della dinastia Tang. Giunto nella città seppe che anche altri stati circostanti avevano mandato inviati a chiedere in sposa la principessa Wencheng. L’imperatore Tang Taizong decise di far partecipare gli inviati dei vari stati ad una gara di intelligenza. Egli avanzò tre prove e solo chi le risolveva tutte poteva chiedere la principessa in sposa.

La prima prova era: nel giardino ci sono dieci tronchi d’albero, uguali come diametro  alle due estremità e gli inviati dovevano distinguere qual’era la parte della radice e quale quella del fogliame. Lu Dongzan, molto sveglio, inserì il tronco nell’acqua, riuscendo a distinguere la parte della radice da quella del fogliame perchè la densità della parte della prima è alta, quindi questa propende verso il fondo dell’acqua.

L’imperatore Tang Taizong avanzò la seconda prova: fece portare una giada attraversata al centro da un piccolissimo foro con nove curve, invitando gli inviati a far passare un filo sottile attraverso le estremità del foro. Con gli occhi socchiusi, questi cercavano di far passare il filo nel foro, mentre Lu Dongzan fece una cosa straordinaria: spalmò del miele ad un’estremità del foro, legò il filo alla vita di una formica e la pose all’altra estremità. Percepito l’odore del miele, la formica cominciò a strisciare verso il foro, mentre Lu Dongzan soffiava incessantemente verso il foro sollecitando la formica ad avanzare: quindi la formica portò il filo sottile all’altra estremitàe Lu Dongzan risultò un’altra volta vittorioso.

L’imperatore Tang Taizong avanzò quindi la terza prova: in un gruppo di cento cavalle e cento puledrini si doveva distinguere quale puledrino fosse stato partorito da quale cavalla. Gli inviati elaborarono molti metodi: alcuni cercavano di distinguerli secondo i colori, altri secondo l’aspetto, ma senza successo. Lu Dongzan separò cavalle e puledrini chiudendoli in stalle diverse e dopo una notte fece via via uscire le cavalle: vedendo uscire le proprie madri, i puledrini affamati le raggiunsero subito per succhiare il latte e dopo un attimo madri e figli risultarono chiaramente definiti.

L’imperatore Tang Taizong, visto che Lu Dongzan aveva risposto correttamente a tutte le domande, ne aggiunse un’ altra: gli inviati dei vari paesi dovevano indovinare chi era la principessa Wencheng tra 500 dame di corte col viso velato. Un quesito davvero difficile, perchè  nessun inviato aveva visto la principessa. Tuttavia Lu Dongzan sapeva che Wencheng amava usare un tipo di essenza che attirava le api. Il giorno della prova portò allora con sè di nascosto alcune api, che lasciate libere volarono dalla principessa che emanava il profumo speciale. Lu Dongzan aveva vinto un’altra volta. L’imperatore Tang Taizong pensò che un re che assegnava importanti incarichi ad un inviato così intelligente doveva per forza essere straordinario, quindi permise di dare in sposa la principessa Wencheng a Songzanganbu.

Molto felice, Songzanganbu dette l’ordine di costruire a Lhasa un palazzo di 999 stanze per accogliere la principessa, ossia il palazzo Potala. La storia dell’invio di Lu Dongzan a chiedere la mano della principessa Wencheng da parte di Songzanganbu è anche stata descritta vivacemente nelle pitture murali del Potala.