TRADIZIONE E HIGH TECH PER I MANOSCRITTI TIBETANI DEL POTALA

  • by Redazione I
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  • 03 Ago 2025
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TRADIZIONE E HIGH TECH PER I MANOSCRITTI TIBETANI DEL POTALA, Mirabile Tibet


In un piccolo ma vivace studio nel maestoso Palazzo del Potala a Lhasa, dal 1994 patrimonio UNESCO, tre restauratori in camice bianco sono assorti nei rispettivi compiti: uno traccia dell’inchiostro su una stampa; un altro confronta vari materiali con quello che ha in mano e il terzo porta avanti un complesso esperimento, affiancato da una serie di bottiglie e barattoli. Torniamo a parlare della sfida del restauro degli antichi manoscritti su foglie di palma (pattra), cioè di alcuni dei reperti culturali più preziosi al mondo. Originari come metodo dall’India e che hanno svolto un ruolo fondamentale nella diffusione del Buddhismo nel mondo, Cina inclusa.

Per lo più scritti in Sanscrito, e di valore storico e letterario ineguagliabile, questi manoscritti coprono una vasta gamma di argomenti – dagli sutra buddhisti alla Letteratura, la Storia, Filosofia, Medicina e astronomia dell’Asia meridionale e centrale. Di questo tesoro, il Tibet ospita oltre 1.000 volumi – per un totale di quasi 60mila fogli, comprese numerose edizioni rare e pregiate. E oltre il 60% dei manoscritti sopravvissuti è conservato nel Potala.

Come racconta Danrao, ricercatore presso il Dipartimento per la protezione del patrimonio culturale del Palazzo, il tempo, l’umidità e gli insetti avevano danneggiato e deteriorato alcuni di questi manoscritti. Così, è stata creata una squadra sino-tibetana di intervento, eterogenea quanto le sfide da affrontare. Incluso Tsering Wangdui, un rinomato maestro tibetano di pittura thangka che conosce le tecniche tradizionali di restauro e che, nonostante il suo successo nel mondo dell’Arte, si è offerto volontario. E incluso Leng Benkai, il più giovane membro della squadra, laureato in Chimica e che – grazie al programma “Go West, che offre ai giovani cinesi la possibilità di fare un anno o più di volontariato – si è unito al progetto per fornire supporto tecnico.

Compreso il reperimento dei materiali, compito reso più arduo dalla difficoltà di usare l’albero pattra (un tempo abbondante in India e, ora, più difficile da trovare) e risolto grazie alle foglie di palma provenienti dalla provincia cinese dello Yunnan, che si adattano bene all’estrazione della seta, al taglio e alla polverizzazione utili alle riparazioni. E compreso lo sviluppo degli adesivi, impresa che ha richiesto molto lavoro e molti tentativi. Infatti, attingendo all’artigianato tradizionale tibetano e alla ricerca internazionale, la squadra aveva sperimentato gomme vegetali, corteccia di olmo e persino colla di bue e zucchero di roccia – optando, dopo innumerevoli prove, per un adesivo vegetale.

Un lavoro meticoloso e immane. Perché, nonostante i manoscritti in foglia di palma esistano anche fuori dal Tibet, le particolari condizioni climatiche dell’Altopiano rendono i metodi di restauro proposti da altri soltanto dei riferimenti. E perché, in modo da ottenere un restauro efficace, i restauratori del Potala elaborano dei piani personalizzati per ogni foglia – anche se, con questo approccio, l’opera può richiedere da due settimane a un mese intero, in funzione del tipo di danno.

Lanciato nel 2019, il Progetto di protezione dei manoscritti su foglie di palma e della Letteratura antica del Palazzo del Potala è oggi nella sua terza fase, che – oltre alle “operazioni di soccorso” – prevede delle misure preventive (come il monitoraggio dell’ambiente) e la conservazione digitale. In grado di estrarre il testo tibetano tramite la tecnologia di Riconoscimento Ottico dei Caratteri (Optical Character Recognition, OCR), convertire le immagini in formati di testo leggibili da una macchina e creare così un database online: un passaggio che riduce la necessità di maneggiare questi delicati manoscritti, garantendone la conservazione. Finora, il team ha pulito, asciugato e dunque valutato le condizioni di 465 volumi di manoscritti su foglie di palma (circa 29.380 fogli) e prodotto copie digitali di 115 volumi.

Per sostenere questo ambizioso progetto, la Regione ha previsto un gruppo-guida (istituito in collaborazione con istituzioni culturali e accademiche) e una squadra speciale che esegue ispezioni mensili. Cosa più importante, maestri artigiani tibetani – eredi dell’Arte degli affreschi e di altre discipline – contribuiscono con la loro saggezza tradizionale, fondendola con le moderne tecniche cinesi di restauro.