IL TIBET OGGI (2)

  • by Redazione I
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  • 08 Apr 2025
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IL TIBET OGGI (2), Mirabile Tibet


Nella prima parte di questa panoramica sul Tibet moderno abbiamo parlato di ambiente ed energia verde, mobilità e turismo. Ora, andiamo a vedere quale la vita oggi sull’Altopiano – dal lavoro e la nuova economia alla Spiritualità.

E cominciamo dalla povertà assoluta che, prima del 2019, interessava più di 600mila persone. Oggi con un reddito proprio, grazie a tre cose: lo stimolo alle nuove professioni ambientali in una Regione che per un terzo della sua superficie sta per diventare Parco naturale, il sostegno ai mestieri e alle maestranze artigianali tradizionali (molti dei quali, parte del patrimonio culturale nazionale) e l’apertura ai servizi legati al turismo, dalla ricettività alla ristorazione.

Autonomia economica, dunque. E meno disuguaglianze rispetto al sistema sociale precedente, che vedeva la maggior parte della popolazione in condizione di servitù. Quindi, una diversa dignità. Che oggi si traduce in una vera imprenditoria tibetana – spesso, femminile e giovanile – e in un migliore accesso della popolazione a servizi prima inesistenti o irraggiungibili (come l’istruzione e la sanità) ma anche alla pensione e alle diverse indennità sociali. Il tutto grazie ai costanti oltre che enormi investimenti nella Natura e nella Cultura, dalle riforestazioni e il ripristino della biodiversità nelle aree desertificate al restauro d’Arte e la conservazione del patrimonio storico.

Compresa la fede – o, meglio, le fedi dell’Altopiano che, oltre ai 1700 luoghi di pratica del Buddhismo e i circa 46mila tra monaci e suore delle diverse scuole e tradizioni, conta anche 4 moschee per circa 12mila nativi musulmani e una Chiesa per 700 cattolici. Anche in questo caso, investimenti importanti. Come i 26 milioni di yuan (oltre 3,2 milioni di euro) allocati ogni anno per coprire l’assicurazione sanitaria e le spese mediche, i piani pensionistici, l’indennità di sussistenza e l’assicurazione contro gli infortuni dei monaci e delle suore nei monasteri e nei templi buddhisti. O come i 920 milioni di yuan (oltre 155 milioni di euro) investiti nella costruzione di 9 ulteriori collegi, senza dimenticare l’accesso oggi dei monasteri all’acqua corrente, l’elettricità, le strade e le telecomunicazioni. E, questo, perché i luoghi di fede sono anche “templi” della Conoscenza – quindi, della trasmissione culturale di un patrimonio al contempo spirituale, scientifico e artistico. Notevole e prezioso, tant’è che 3 siti (Palazzo del Potala, Palazzo Norbulingka e Tempo di Jokhang) e 4 elementi (Arti Regong, Opera, epica di Re Gesar  e Medicina tradizionale) sono da tempo anche patrimonio UNESCO.

Investimenti nella Natura e nella Cultura, dunque. In un’economia tibetana a dir poco fiorente sia come produzione, sia come scambi commerciali con sempre più Paesi – abbastanza da veder crescere il bilancio della Regione e il reddito pro capite di più di 7 volte in 60 anni. E in un sistema industriale meno dipendente dalle risorse naturali o labor-intensive e più orientato all’innovazione tecnologica e ai servizi, con uno stile che il mondo anglo-sassone definirebbe “working smarter, not harder”.

Avere una visione dell’armonia da raggiungere aiuta.