
Sei zone ricche di paesaggi unici e di una magnifica biodiversità stanno per unirsi, a creare il maggior Parco naturale del Tibet. Parliamo dell’area di Tangbei nell’entroterra dell’altopiano Qinghai-Tibet (“casa” delle sorgenti dei fiumi Azzurro, Giallo e Lancang-Mekong), della riserva naturale di Changtang, del Grand Canyon del fiume Yarlung-Zangbo e dei versanti locali dei monti Everest-Qomolangma, Gangdisi-Kailash e Gaoligong. Ben 400mila chilometri quadri di aree già protette, che – insieme – porteranno questo Parco nazionale in cima alla classifica mondiale per superficie. Secondo soltanto a quello della Groenlandia nord-orientale e circa 45 volte quello di Yellowstone.
Un enorme sforzo ambientale cominciato nel 2014, con la decisione delle amministrazioni regionale e cinese di affrontare gli impatti del cambiamento climatico e le impronte ecologiche guardando agli ecosistemi e agli habitat condivisi. Infatti, nel 2021, la Cina aveva raggiunto il suo primo “lotto” di Parchi nazionali su un’area protetta di 230mila chilometri quadri che includeva le zone del Sanjiangyuan, Sichuan e Gansu. Cioè le poche dimore rimaste di molte specie a rischio, dalle antilopi e le volpi tibetane ai leopardi delle nevi e i Panda giganti, alcune delle quali ormai salve anche grazie alle fotografie di Xi Zhinong.
Per il Parco di Yellowstone, la salvezza era arrivata grazie al reinserimento dei lupi – a riequilibrare le popolazioni erbivore e quindi anche la flora, la tenuta del suolo e i corsi d’acqua. Sull’Altopiano, si è cominciato dal piantamento di alberi, il ripristino dei pascoli e la cura dei fiumi e dei laghi. Senza dimenticare i limiti alla caccia indiscriminata e alla pesca selvaggia, che – per bisogno o abitudine – stavano estinguendo diverse specie e consegnando molte aree alla sabbia e alla desolazione.
Con l’unione delle sei aree, che dovrebbe essere completata entro il 2025, il Parco si estenderà su circa un terzo del territorio tibetano: una testimonianza decisamente chiara di quale – insieme alla conservazione e la tutela del patrimonio culturale, materiale e immateriale – sia la priorità sull’Altopiano.