IL BUDDISMO E LA LEGGENDA DELLA “SHAMBALA ROSSA” – TERZA PARTE –, Mirabile Tibet

IL BUDDISMO E LA LEGGENDA DELLA “SHAMBALA ROSSA” – TERZA PARTE –

  • by Redazione
  • |
  • 21 Lug 2017
  • |

Merita almeno un cenno anche l’aspetto – peraltro assai complesso – della diffusione del culto lamaista in un’altra area confinante con la Cina, ovvero il Nepal. In Nepal prevale il Buddhismo mahayana ed è seguito principalmente dalle popolazioni di origine tibetana come Sher-pa, Lo-pa, Nyeshang-pa, Mugu-pa. I Tamang hanno una propria forma di buddhismo, che è il lamaismo, che vede come capi spirituali i Lama che sono alti sacerdoti dei villaggi. Come citato sopra, i Newari mischiano perfettamente hinduismo e buddhismo, e praticano una forma tantrica vicina al Buddhismo mahayana, che si intreccia con credenze sciamaniche e che condivide molte divinità anche con l’Hinduismo. Quindi una divinità hindu è spesso venerato anche dai Newari, altrimenti di casta e tendenza buddista. La rappresentazione più eclatante è la Kumari Reale, una dea-bambina, scelta dai Newari buddhisti, ed incarnazione della dea Taleju Bhavani, dea hinduista proveniente dall’India del Sud, che è la protettrice del Nepal. Tutte le città della valle di Kathmandu hanno delle Kumari, a volte anche un singolo quartiere, e svolgono un ruolo importante nella società Newari, fungendo da oracolo sia per gli hindu che per i buddhisti. La religione Newari rimane ancora oggi oggetto di lunghi studi per la sua unicità e difficoltà di comprensione, ma che forse semplicemente rispecchia l’apertura mentale, almeno dal punto di vista religioso, dei nepalesi. Così come nel Nepal resiste, sia pur in forma minoritaria, un altro culto di derivazione tibetana: è l’antica religione del Bön (Bon) che crede negli spiriti della terra e dell’aria ed è facilmente confusa con il Buddhismo tibetano. Dopo che il Buddhismo ha soppresso e rimpiazzato il Bön in Tibet, dove solo pochi monasteri sono ancora Bön-po, le regioni del Nepal nord-occidentale, soprattutto il Dolpo, è l’ultima dimora dove la popolazione rimane prevalentemente Bön-po. Altre comunità Bön-po si trovano ancora nel Mustang, Humla, Mugu, Naarr e Phu. Perseguitato per centinaia di anni dal Buddhismo tibetano, il Bön soppravvive nella sua forma originale solo nei distretti remoti del Nepal, mentre in Tibet e altre zone è mischiato con il Buddhismo. Va ricordato che il Buddhismo in Nepal ha una rilevante importanza storica, in quanto proprio nell’odierna zona di Lumbini nacque Siddharta Gautama, il futuro Buddha della stirpe dei Shakya ed appartenenti al regno di Kapilbastu; anche se non è possibile assegnare con certezza l’anno in cui il principe nacque, solitamente la data viene collocata a circa il 623 A.C. secondo la gran parte degli studiosi. Attualmente circa l’11% dei nepalesi professa la fede buddhista, consistente principalmente nella pratica delle etnie che parlano le lingue tibeto-birmane. Nelle regioni maggiormente collinari e montane del paese l’Hinduismo ha assorbito i principi buddhisti a tal punto che in molti casi ne vengono condivise le divinità e finanche i templi; ad esempio il tempio di Muktinath è un luogo sacro e casa comune di culto sia per gli indù che per i seguaci del Buddha. In Nepal la stragrande maggioranza delle persone s’auto-identificano come hindù, tuttavia le influenze buddhiste sono assai diffuse in molti e variegati aspetti della cultura nepalese, in una misura in cui i siti templari delle due religioni sono luoghi di culto condiviso per le popolazioni di entrambe le fedi; in questa maniera, a differenza di ciò che avviene per altri paesi, la distinzione tra Hinduismo e Buddhismo non è sempre nitida. Durante il regno del re Aṃśuvarman (VII secolo) la principessa nepalese Bhrikuti ha svolto un ruolo significativo nella diffusione e nello sviluppo del Buddhismo in Tibet. L’architettura buddhista-tibetana è stata a lungo influenzata da artisti nepalesi e scultori come il grande Araniko. I testi sacri del buddhismo Mahayana sono scritti principalmente in alfabeto Ranjana, la metodologia di scrittura dell’etnia Newa, oppure in Lantsa che è un derivato diretto del Ranjana. Inoltre, nel Buddhismo tradizionale nepalese vi sono nove testi particolari che vengono chiamati Nove Gioielli del Dharma, (Navagrantha); essi sono considerati i nove libri del buddhismo per eccellenza: Prajñāpāramitā Sūtra, Gandavyùha Daśabhūmika Sūtra o Dieci tappe, Samādhirāja Sūtra, Laṅkāvatārasūtra, Sutra del Loto, Tathāgatagarbhasūtra, Lalitavistara Sutra, Suvarṇaprabhāsa o Sutra delle luce d’oro. Come detto, tra i popoli di lingue tibeto-birmane il Buddhismo tibetano è la forma più diffusa e praticata. Il Buddhismo Newar è una forma Vajrayana influenzata dalla scuola Theravada. Molti gruppi buddhisti sono poi a loro volta influenzati dall’Hinduismo. Il Buddhismo rimane però la religione dominante nelle aree più settentrionali e scarsamente popolate, che sono abitate da popolazioni correlate a quella dei tibetani, vale a dire gli Sherpa, i Lopa, i Manangi, i Thakali, i Lhomi, gli abitanti di Ḍolpā ed infine i Nyimba: messi tutti assieme essi costituiscono una piccola minoranza della popolazione totale del Nepal.