
Dall’Altopiano continuano ad arrivare delle bellissime cifre e – che si tratti di anni, chilometri o watt – tutte con una cosa in comune: il pensiero sia alle cose da preservare, sia a quelle da cambiare e migliorare. Con la determinazione di investire in entrambe.
Circa 37 anni di vita in più, dai 35 attesi nel passato agli almeno 72 di oggi. Anni di scuola in più, dagli 0 di prima ai 9 ormai obbligatori di adesso e per il 98% dei ragazzi invece del precedente 2%. Strade e autostrade in più, per quasi 125mila chilometri, a togliere dall’isolamento villaggi remoti sia nel bene (come l’accesso ai servizi sanitari o al commercio dei propri prodotti), sia nel male (come la possibilità per i soccorsi di intervenire in caso di calamità naturali come il terremoto di gennaio). Senza dimenticare né gli 8 aeroporti e le rotte in più, a collegare oltre 70 città tra locali e internazionali, né le spettacolari ferrovie dell’Altopiano, sul permafrost o sopraelevate per proteggere le abitudini delle specie selvatiche. E neanche le percentuali di energia pulita, dal vento e il Sole e le acque dell’Altopiano, prima a 0 e ormai vicinissime al 100%.
Per giunta, tanti anche i “meno” – dal volume dell’inquinamento o l’estensione dei deserti alla diffusione dell’analfabetismo e della povertà. Tutte realtà del passato, ormai sostituite dai “più” nelle misure della qualità ambientale, delle superfici coperte da nuove foreste, nuovi pascoli e nuove colture, dell’istruzione al 95% e dell’espansione sia delle professioni green, sia della piccola imprenditorialità locale, a dare una seconda vita alle Arti e ai mestieri tradizionali.
Ed ecco il legame con la Cultura. Perché la protezione del patrimonio materiale e immateriale, dai complessi architettonici monacali all’arte dei thangka, è stata fondamentale per lo sviluppo di una Regione da sempre crocevia e sintesi di tante etnie e visioni – a cominciare dalle differenti scuole del Buddhismo. Infatti, negli ultimi 13 anni, ben 5 miliardi di yuan (più di 593 milioni di euro) sono stati investiti solo nei servizi culturali, dall’istituzione dei laboratori di restauro all’apertura di mostre permanenti e la creazione di parchi archeologici. Senza contare gli ulteriori investimenti nei tanti luoghi e oggetti dell’enorme “collezione a Cielo aperto” tibetana, che vede sempre più elementi – dalla Medicina, l’Opera tradizionale, le Arti Regong o il poema epico di Re Gesar alle recenti Kanbula e Xixia – venire riconosciuti come patrimonio UNESCO.
Medicina tradizionale recuperata e arricchita da tecnologie moderne, energia verde sufficiente per sé e persino da dare, e turismo – culturale e naturalistico: queste le tre “punte di diamante” del Tibet di oggi che, dall’ecologia e le infrastrutture alle fedi e culture dell’Altopiano, vede dei rapporti di cooperazione con 140 tra Paesi e regioni. E che, di recente, ha chiuso altri 11 progetti del valore di 4,8 miliardi di yuan (oltre 570 milioni di euro) con 89 partner tra regionali himalayani e internazionali. Mentre, pochi giorni fa, ben 16 imprese pubbliche cinesi firmavano un accordo per un investimento complessivo da 317,5 miliardi di yuan (più di 37,7 miliardi di euro) nelle infrastrutture energetiche e delle telecomunicazioni sull’Altopiano, che promettono di creare oltre 11mila nuovi posti di lavoro.
Preservazione e sviluppo, memoria e futuro: il Tibet di oggi è ancora quello di ieri ma già quello di domani.