
Centinaia di migliaia di chilometri di strade e autostrade, insieme a sempre più rotte aeree e spettacolari linee ferroviarie: una rete dei trasporti decisamente cambiata, quella dell’Altopiano tibetano, a collegare popolazioni, città e villaggi prima isolati.

Dal 2012 al 2024, il chilometraggio stradale è infatti raddoppiato – portando la connettività tra i Comuni al quasi 98% e superando, in condizioni climatiche spesso rigide, le formidabili barriere naturali delle montagne e dei grandi fiumi. Che, soprattutto nelle aree pastorali, mettevano persone e bestiame per il trasporto in grande difficoltà, rallentavano l’approvvigionamento e impedivano l’accesso ai servizi, dall’istruzione alla sanità.

Un cambiamento iniziato poco più di 70 anni fa con l’apertura delle autostrade Sichuan-Tibet e Qinghai-Tibet e continuato con quella delle ferrovie – a volte, costruite in parallelo e sollevate, in modo da disturbare meno la fauna selvatica, la pastorizia e l’agricoltura. Basta pensare alla stessa Qinghai-Tibet o alla sua estensione ad alta velocità Lhasa-Shigatse, inaugurata 11 anni fa e che ha ridotto i tempi di percorrenza dei circa 320 chilometri tra le due città a 2 ore e 20 minuti. Oppure alla linea Lhasa-Nyingchi, la prima elettrificata tibetana, entrata in servizio 4 anni fa e i cui treni si muovono alla velocità di 160 chilometri all’ora. Senza dimenticare il trasporto aereo che, a 60 anni dall’avvio, oggi collega 78 città. Rendendo Lhasa e il suo aeroporto Gonggar un punto di riferimento sia per gli abitanti delle zone più remote, sia per i tanti visitatori appassionati dalla Cultura e la Natura dell’Altopiano.
Il tutto, con effetti importanti sulla popolazione residente. A partire dal lavoro – oggi anche pendolare su strada e rotaie e fonte (soprattutto per le donne e i giovani del Tibet) di una ritrovata autonomia economica, quindi di un diverso tenore di vita. Ma anche sul turismo e la circolazione dei beni, che di questi tempi viaggiano al ritmo di decine di milioni di passeggeri e di tonnellate di merci ogni mese.

Una crescita costante, grazie principalmente all’accessibilità. Come dicevamo, ai servizi, alla circolazione dei prodotti artigianali tradizionali, alla nuova imprenditoria tibetana e persino alla Cultura – laddove, prima della costruzione di queste infrastrutture, gran parte della popolazione residente non aveva ancora visto né Lhasa, né gli altri grandi luoghi del patrimonio storico e artistico locale. Ma anche a una diversa possibilità di intervenire in casi di emergenza, come quello del terremoto nel Tibet di inizio anno, e di raggiungere le popolazioni in difficoltà, con tutto il sostegno necessario in uomini, beni e risorse per il primo soccorso e la successiva ricostruzione.
Una rete peraltro attenta all’ambiente e alla sostenibilità, che si sta dimostrando vitale per la moderna civiltà sull’Altopiano.