A dicembre 2024, nella parte orientale di Lhasa, l’enorme centro commerciale Wanda Plaza che si stende su 135mila metri quadri ha ospitato un evento dedicato alla cucina tradizionale. Sette giorni di viaggio nel Gusto tibetano, al quale hanno partecipato oltre 100 “imprenditori del cibo” (street food compreso) provenienti da tutta la regione.
Prodotti tradizionali, quindi – inclusi il pane, le salsicce e la carne stagionata, quest’ultima prodotta e offerta anche in alcuni alberghi della zona. Senza, però, temere le creazioni innovative come il pane di orzo, i muffin o le barrette di noci, molto apprezzate dagli ospiti.
Dalla carne di yak essiccata alla birra di orzo dell’Altopiano e dalle salse piccanti ai dolci, l’area espositiva è stata però sia uno spazio di Conoscenza, sia un ponte tra culture. Da una parte, per via delle diverse provenienze dei partecipanti e dei visitatori; dall’altra, per via delle influenze regionali, dal nord dell’India al Nepal. Che – per esempio – fanno sì che, oggi, la cucina più amata nel Tibet sia quella del Sichuan. Oppure che un artigiano mongolo di spiedini di agnello, frattaglie e salsa di fiori di erba cipollina, secondo il quale la propria cultura culinaria è molto simile a quella tibetana, sia felice di avere un’occasione per conoscersi meglio attraverso i sapori.
Delizie gastronomiche dell’Altopiano. Decisamente accessibili – di giorno, di notte e per ogni condizione economica. E molto attente al futuro dei produttori locali. Tanto da cominciare, con questo primo evento, a pensare a un marchio del ‘Gusto tibetano’ (‘Taste of Tibet’) nel mondo. Ma che, più di ogni altra cosa, riescono a creare vicinanza, condivisione e armonia culturale.
Un evento dal quale imparare. Sicuramente, da ripetere. In fondo, come diceva uno scrittore e regista italiano, “il miglior modo di conoscere un popolo è praticare le cucine che lo abitano”…