LA STRAORDINARIA VITA DI MILAREPA. PARTE SECONDA: LA PRATICA DELLA MAGIA NERA ED IL PENTIMENTO, Mirabile Tibet

LA STRAORDINARIA VITA DI MILAREPA. PARTE SECONDA: LA PRATICA DELLA MAGIA NERA ED IL PENTIMENTO

  • by Redazione
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  • 18 Ott 2021
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Continuiamo oggi a raccontare la vita di Marilepa.

Milarepa raccolse le risorse per il suo viaggio. Imparare la magia nera era ormai il suo obiettivo di vita. Come offerta per il mago nero la madre si fece dare dalla sorella, la zia materna di Milarepa, un po’ di oro, e spargendo la voce tra vari Lama fu in grado di trovare un esperto dell’arte oscura, chiamato Lama Yungtun Trogyal. Cominciò il suo percorso di apprendistato con lui assieme ad altri allievi, ma dopo un anno non si ritenne soddisfatto: gli insegnamenti erano più teorici che pratici, e non era ancora in grado di dare dimostrazioni di potere. Mentre gli altri allievi tornarono a casa, lui non lo fece, per paura che sua madre si sarebbe suicidata. Così, Milarepa raccontò in lacrime tutta la storia della sua vita al Lama; quest’ultimo si mosse a commozione, ed estremamente colpito decise di verificarla mandando delle persone nel villaggio di Milarepa. 

Una volta che la verità venne confermata, il Lama nero confidò che solo a pochissime persone, in casi veramente eccezionali, lui può insegnare veramente i segreti della magia. Il rischio che essa venga abusata infatti è troppo grande. Così, decise di farlo con lui data la serietà del suo caso. Però, per apprendere quest’arte avrebbe dovuto mandarlo da un altro mago nero: Khulung Yontong Gyatso. Tra i due maghi infatti ci fu una profonda amicizia spirituale ed entrambi si scambiarono reciprocamente le loro conoscenze, ma raggiunsero un accordo anni prima secondo il quale le persone che vogliono imparare a causare magicamente la morte sarebbero state mandate da Khulung Yontong Gyatso, mentre la tecnica per causare delle tempeste l’avrebbe insegnata Lama Yungtun Trogyal. 

Pertanto Milarepa viaggiò fino all’abitazione di Khulung Yontong Gyatso nella valle di Tsangpo, e con la raccomandazione del primo maestro ricevette finalmente gli insegnamenti di magia nera per causare la morte dei suoi parenti, che praticò in un ritiro molto stretto di due settimane. Il ritiro che Milarepa praticò ebbe effetto, e mentre egli ebbe una visione delle divinità oscure, nell’abitazione degli zii si scatenò la loro furia distruttiva che portò alla morte di 35 persone. Morì tutta la famiglia dei suoi zii e diversi ospiti mentre stavano celebrando nella loro casa una festa, ad eccezione dello zio e della zia, che vennero risparmiati perché la distruzione scatenata attorno a loro venne giudicata da Milarepa come peggiore della morte. 

Senza nulla più da perdere, avendo visto la morte di tutti i propri figli, gli zii di Milarepa desiderarono vendetta. Compresero tra l’altro che è stato Milarepa a lanciare la maledizione perché nella gioia per questa vittoria sua madre se lo lasciò sfuggire. Agli zii, si unirono anche tutti i parenti delle persone che restarono vittime nella distruzione della casa. 

Inizialmente pensarono di uccidere la madre di Milarepa, ma si convinsero che non era la soluzione giusta in quanto Milarepa si sarebbe sicuramente vendicato di nuovo con le sue arti magiche. Elaborarono quindi un piano secondo il quale prima avrebbero ucciso Milarepa e solo dopo sua madre. Quest’ultima però venne a saperlo e riuscì a recapitare una lettera al figlio, in cui gli chiese di mandare tramite la magia una potente grandinata sul villaggio. Per farlo, Milarepa dovette tornare dal suo guru iniziale, Lama Yungtun Trogyal, che gli insegnò la tecnica, e dopo averla attuata la tempesta si scagliò distruggendo anche tutti i raccolti del villaggio condannando i suoi abitanti alla fame, oltre ad uccidere diversi animali. 

Dopo aver realizzato i propri obiettivi di vendetta, Milarepa subì un pesante crollo psicologico. Il pentimento rimpiazzò ben presto la soddisfazione della vittoria, e la sua vita divenne un vero incubo. Di notte non riusciva a dormire; quando stava fermo desiderava muoversi, e quando si muoveva desiderava stare fermo. Le poche volte che dormiva faceva brutti sogni. Un turbine depressivo di pensieri iniziò ad ossessionarlo. Tuttavia, non se la sentì di abbandonare il suo maestro e continuò a servirlo nella sua dimora. 

Un giorno un ricco laico, finanziatore del maestro, morì improvvisamente. Il maestro tornò dal suo funerale molto provato e con le lacrime agli occhi, e confidò a Milarepa: “Come transitori sono tutti gli stati di esistenza! La notte scorsa quest’uomo eccellente è morto, ed io non posso fare altro che rimpiangere profondamente la sua scomparsa. Realizzo la miseria di tutta l’esistenza mondana. Inoltre, dalla mia giovinezza ho passato tutto il mio tempo nella pratica della Stregoneria, occupandomi dell’Arte Oscura di produrre morte e scatenare tempeste. E anche te, figlio mio, dalla tua giovinezza hai iniziato a praticare quest’Arte peccaminosa ed hai già accumulato una grande quantità di karma negativo, tutto il quale grava su di me, dato che io sono il responsabile di ciò che hai fatto”. 

Al che il maestro prese una decisione molto seria: abbandonare la via della Magia Nera e dedicarsi pienamente al Santo Dharma. Le opzioni erano due: o sarebbe dovuto andare lui stesso in cerca di un Guru autentico e Milarepa sarebbe rimasto lì a badare ai suoi figli ed al bestiame in attesa del suo ritorno, oppure avrebbe dovuto farlo Milarepa per conto del maestro. Si decise per la seconda opzione, anche perché Milarepa possedeva la determinazione e l’energia della gioventù. 

Fu così che Lama Yungtun Trogyal, il maestro di Magia Nera, gli fornì tutto il supporto materiale, come uno yak e delle risorse per ricompensare i suoi futuri maestri, e lo indirizzò verso un Lama di sua conoscenza: a Nar, nella Valle di Tsang, abitava un Lama dell’antica tradizione Nyingma che si diceva essere dotato di poteri paranormali, esperto praticante della famosa pratica chiamata Dzogchen, la “Grande Perfezione”. 

Dopo aver raggiunto il luogo indicato ed aver trovato il Guru, Milarepa si dichiarò come grande peccatore e richiese l’insegnamento di emancipazione spirituale che gli avrebbe permesso di raggiungere la piena Liberazione dall’esistenza samsarica in una vita soltanto. 

Il Lama gli disse: “La mia Dottrina, chiamata Grande Perfezione, è invero perfetta. E’ eccellente egualmente nelle sue radici, nel suo tronco e nei suoi rami. E’ vantaggiosa per colui che la trasmette, per colui che la riceve, e nei suoi frutti, che è la conoscenza dello Yoga. Chi medita su di essa di giorno raggiunge la realizzazione nel corso di quella giornata. Chi vi medita di notte raggiunge la realizzazione la notte stessa. Le persone dotate, favorite dal karma, possono realizzarsi anche senza meditare, solo ascoltandone l’insegnamento. Questa è una dottrina per coloro il cui intelletto è di facoltà superiori. Questa è la dottrina che impartirò a te”. 

Dopo avergli dato le istruzioni dello Dzogchen, però, Milarepa non si sentì spronato a praticare. Pensò che l’insegnamento sulla Magia Nera gli funzionò velocemente: ebbe successo nel causare la morte in quattordici giorni mentre nel creare la grandine in una settimana. Pertanto, non dovrebbe essere particolarmente difficile o urgente praticare questo insegnamento Dzogchen se davvero ci si può realizzare in così poco tempo. Ecco che quindi Milarepa si addormentò senza praticare. 

Successivamente, dopo aver meditato sulla faccenda, il Maestro di Dzogchen andò da Milarepa e gli disse: “Ti sei definito un grande peccatore ed avevi ragione. Da parte mia, tuttavia, sono stato troppo eccessivo nel lodare la mia dottrina. Alla luce dei fatti, vedo molto chiaramente che non sono in grado di farti raggiungere la Liberazione. C’è un posto chiamato Dowo-Lung nel Lhobrak dove oggi vive un devoto discepolo di Naropa, il grande Siddha indiano. Lui è l’uomo più degno tra i degni, un vero principe tra i traduttori, uno che ha ottenuto la conoscenza suprema nelle nuove Dottrine Tantriche, ineguagliabile nei tre mondi; è chiamato Marpa il Traduttore. Tra lui e te sento che c’è una connessione karmica che proviene dalle altre vite. Devi andare da lui”.

Al solo sentire il nome di Marpa, Milarepa si mosse a commozione, sentì un brivido per tutto il corpo ed iniziò a piangere di gioia. Sentì che doveva partire immediatamente e non vedeva l’ora di incontrare questo Guru. Durante il viaggio, il pensiero che lo ossessionò fu “Quando potrò porgere il mio sguardo su Marpa il Traduttore”?