UN COMMENTARIO SUL SIGNIFICATO DEI QUATTRO MUDRA, Mirabile Tibet

UN COMMENTARIO SUL SIGNIFICATO DEI QUATTRO MUDRA

  • by Redazione
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  • 11 Ago 2023
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Presentiamo per la prima volta in italiano una traduzione di un breve testo di Dola Jigme Kalzang, personaggio sul quale abbiamo scritto recentemente un breve articolo. Il testo ha come oggetto le quattro Mudra, ovvero i quattro Sigilli. Il termine “mudra” è particolarmente polisemico in ambito buddhista tibetano. Mentre solitamente, quando viene citato, ai più viene da pensare ai gesti rituali tipici della ritualità tantrica (usati molto anche nelle danze sacre presenti in queste tradizioni), in ambito buddhista si usa per indicare tante cose diverse. 

Famosa ad esempio è la Mahamudra, il Grande Sigillo, che sta ad indicare la natura ultima della realtà come anche il risultato ultimo della pratica spirituale (o, altre volte, le pratiche impiegate per realizzare ciò). 

Ecco il testo, suddiviso in quattro punti:

E’ così:

1.Karma Mudra

Ciò che chiamiamo la bhaga della Regina Vajra della Vasta Estensione ha la natura delle porte della Liberazione – vacuità, assenza di segni e assenza di attaccamento. Questa essenza dei Sugata (sugatagarbha), il continuum fondamentale, che è l’inconcepibile natura dharmata, lo stato naturale della pura consapevolezza, è la karma mudrā, la base della pratica

2. Dharma Mudra

Arrivando alla profonda convinzione che la condizione di questa base – profonda, pacifica, libera dalle complessità, la saggezza della luminosità non composta – non esiste come qualcosa di separato dal presente momento di coscienza e attualizzando tutte le qualità degli stadi e dei sentieri attraverso i quattro livelli del vidyadhara sul sentiero breve del profondo mantra segreto all’interno di una singola vita, che è l’abbandono e la realizzazione di un ārya è il dharma mudra, l’oggetto della pratica.

3. Samaya Mudra

Non errare nei confronti dei mezzi della facile realizzazione di questi due punti o circostanza speciali, ovvero i punti generali e particolari di ciò che va adottato e di ciò che va abbandonato, come le caratteristiche speciali delle tre classi di voti connessi alle profonde istruzioni del lignaggio orale del proprio guru, è il samaya mudrā, i mezzi della pratica

4. Mahamudra

Così ben comprendendo prima la giustificazione fondamentale o la base della pratica, e poi applicando i mezzi della pratica, gli appropriati stadi dei samaya, l’essenza della realizzazione che è l’oggetto della pratica è attualizzata. Allora, il completo continuum risultante con la sua duplice purezza e libera dalla complessità, la naturale condizione della talità, che non è esistente né come base né come risultato e che è l’ultima, primordiale fonte della liberazione, è lamahamudra , la fruizione della pratica.

Di colui chiamato Zhönnu Lodrö. Sarva magalam.

Il testo può sembrare molto criptico e indecifrabile a chi non ha una certa famigliarità con la terminologia buddhista basilare, cercheremo quindi di chiarificarne il significato. 

Sono citati quattro mudra: Karmamudra, Dharma Mudra, Samaya Mudra e Mahamudra. Essi corrispondono alla base, all’oggetto, ai mezzi e alla fruizione della pratica spirituale. 

Il primo punto citato è la Karma Mudra, che letteralmente significa “Mudra dell’Azione”. Il modo in cui viene usato questo termine è però diverso dall’uso normale. Quando si parla di Karmamudra infatti solitamente ci si riferisce alle pratiche di natura sessuale del Tantra, ma lo stesso termine è usato anche per riferirsi alla propria consorte femminile in questo genere di pratica. Lo scopo dell’unione sessuale nel Tantra buddhista è favorire il fluire dell’energia nel canale centrale, ed integrando il piacere nella Grande Beatitudine permettere l’accesso alla Chiara Luce della Mente. 

Questo genere di pratiche di natura sessuale però sono molto dibattute nel contesto tibetano, soprattutto dal momento in cui il monachesimo (che vieta i rapporti sessuali, e quindi renderebbe impossibili queste pratiche) ha avuto storicamente il sopravvento su quegli approcci al Tantra più antinomici.

In questo testo il termine karmamudra non si riferisce allo yoga sessuale, ma ne usa l’immaginario. La vera natura della realtà, che è vacuità, priva di segni e di attaccamento, viene infatti paragonata alla vulva (bhaga) del Buddha primordiale femminile. Ed è questa vacuità a consistere nella base della pratica. 

Questo punto sembra quasi voler suggerire una critica a coloro che pensano di praticare la Karmamudra come Yoga sessuale senza fondare tale pratica su una vera esperienza della vacuità; in quel caso, tale attività consisterà nel sesso profano e non in una pratica spirituale. Da notare infatti che viene suggerito come questo Mudra sia caratterizzato da “non attaccamento”, problema in cui si rischia di cadere con una cattiva pratica dello yoga sessuale. 

Il secondo punto è il Dharma Mudra, che consiste nell’oggetto della pratica, ovvero in ciò che bisogna fare concretamente nel percorso spirituale. Ciò che afferma Jigme Kelzang è che il vero Dharma Mudra è praticare i metodi del Tantra (definito come “il Mantra Segreto praticato dai quattri livelli del Vidyadhara”), ma è necessario farlo con la piena consapevolezza della base della pratica, che è la vacuità. Solo riconoscendo che la vacuità consiste nella natura di ogni attimo della propria coscienza, oltre che dei metodi del percorso tantrico, porta alla realizzazione del Dharma Mudra. 

Il terzo punto è il Samaya Mudra, interpretato come il mezzo della pratica. I samaya, in ambito buddhista tantrico, consistono nei voti che il praticante prende. In altri termini si tratta di una serie di promesse che il praticante prende, solitamente innanzi ad un maestro, di cose da fare o da evitare. I samaya sono divisi in tre classi: quelli associati al livello di pratica hinayana (come i voti del Rifugio, i cinque Precetti, o i voti monastici); quelli associati alla pratica mahayana (in particolare il cosiddetto voto del Bodhisattva); ed infine i voti tantrici, che si prendono nel contesto dell’iniziazione tantrica. Spesso questi voti sono in apparente conflitto gli uni con gli altri, quindi solo le istruzioni del guru possono chiarificare il vero significato dei Samaya. Affidarsi alle sue indicazioni nello stabilire la propria condotta è pertanto ritenuto in questo testo particolarmente importante. 

L’ultimo mudra è la Mahamudra, citato come la fruizione della pratica. Come già scritto, Mahamudra è un termine che si usa in modo diverso ed in questo caso esso non è altro che la realizzazione spirituale definitiva, quale risultato ultimo del riconoscimento e dell’applicazione dei precedenti punti. Mahamudra è la talità, consiste nella realizzazione della vera natura delle cose, ed andando al di là di ogni definizione trascende i concetti di base e di risultato. Sostanzialmente corrisponde al concetto di Buddhità.