“SUCCHIAMI LA LINGUA”. E’ BUFERA SUL DALAI LAMA, Mirabile Tibet

“SUCCHIAMI LA LINGUA”. E’ BUFERA SUL DALAI LAMA

E’ diventato virale il video dell’ormai l’87enne Dalai Lama che ha chiesto ad un bambino di “succhiargli la lingua”. Ma cosa è accaduto? Riavvolgiamo il nastro e partiamo dal principio.

IL FATTO

Il 28 Febbraio di quest’anno in un incontro pubblico a Dharamsala un bambino indiano chiese se poteva abbracciare il Dalai Lama. Quest’ultimo lo fa avvicinare e dopo aver scherzato con lui e averlo baciato nella bocca esce la lingua e gli dice se poteva succhiarla (“suck my tongue”), mettendo il bambino in uno stato di evidente disagio. 

Questo evento prima è stato ignorato. Poi inizia ad avere risalto mediatico in India. Il 9 Aprile nella pagina online della TV indiana NDTV compare un articolo dal titolo: Dalai Lama’s Video Asking Minor Boy to Suck His Tongue, Triggers Row.  Nell’articolo si dice che “Queste immagini stanno causando tra gli utenti di Twitter reazioni di disgusto, rabbia e condanna”. 

Poco dopo compare un articolo similare fatto da The Times of India, e da lì si scatena lo scandalo mediatico, e la notizia finisce nelle agenzie giornalistiche di tutto il mondo. Le reazioni sono di sgomento e condanna, ed il gesto viene dai media interpretato come possibilmente pedofilo. Lo sdegno è tale che l’Ufficio Stampa del Dalai Lama deve correre ai ripari e chiedere pubblicamente scusa. Tale dichiarazione, tuttavia, invece di calmare le acque, ha l’effetto di peggiorare la situazione, in quanto non dà nessuna spiegazione o giustificazione razionale dell’accaduto ed è interpretata da molti come un’ammissione di colpa. 

COME HANNO REAGITO I MEDIA ITALIANI?

Da Ansa fino ai quotidiani più diffusi, compresi magazine importanti, è passato il messaggio di shock e sgomento. Tuttavia, ha comunicato poi a girare la giustifica dell’usanza culturale.

Ciò che è stato detto molte volte da coloro che hanno giustificato il Dalai Lama è che il saluto con la lingua di fuori è tipico della cultura tibetana, tuttavia c’è chi fa notare che questo saluto è entrato in disuso, ed inoltre non prevede il contatto fisico tra due persone. 

Poi c’è chi cita un’usanza tipica dell’Amdo, luogo da cui il Dalai Lama proviene, secondo la quale gli anziani in modo scherzoso danno ai bambini del cibo o una caramella con la propria bocca, e finito il cibo dicono in modo divertito “Mangiami la lingua” (Che Le Sa, in tibetano), come a dire che non c’è più nient’altro e quindi non gli resta che mangiargli la lingua. L’espressione usata dal Dalai Lama si riferirebbe a quest’usanza e ci sarebbe pertanto un errore di traduzione. 

Quest’ultima giustificazione è quella che è poi stata più utilizzata dai filotibetani per spiegare ciò che è avvenuto. Tuttavia a questa posizione si possono controbattere due cose: la prima è che il Dalai Lama non ha dato del cibo con la bocca al bambino prima di aver detto la frase controversa, cosa che dà poco senso a questa giustificazione. Inoltre, che senso avrebbe utilizzare quest’usanza tibetana (tra l’altro poco diffusa) con un bambino indiano, che appartiene ad una cultura molto diversa e particolarmente pudica? 

ANCHE LA SATIRA CONTRO IL DALAI LAMA

Anche il mondo della Satira ha preso di mira il Dalai Lama, cosa che ha contribuito a orientare l’opinione pubblica a suo sfavore. Ad esempio fa battute a riguardo Luciana Littizzetto sulla Rai a Che Tempo che Fa, che ha una media di 2 milioni di telespettatori, e circolano articoli satirici di vario tipo (uno ad esempio scritto su Lercio.it).

NON SONO MANCATE LE REAZIONI DEI FILO TIBETANI

Dando per assodata la teoria dell’usanza tibetana e senza metterla in discussione – e usando a proprio sostegno il video dell’accaduto non editato ed una intervista che è stata fatta girare alla madre e al bambino in cui questi ultimi sembravano contenti dell’incontro con il Dalai lama – il mondo di coloro che sostengono la causa tibetana in Italia si è fatto scudo attorno al Dalai Lama, difendendolo ad ogni costo.

Questo comportamento lo si può riscontrare ad esempio: 

Nei principali membri dell’Associazione Italia Tibet (ad es. Claudio Cardelli, Piero Verni, Marilia Bellaterra), per i praticanti del Buddhismo Tibetano legati alla figura del Dalai Lama (per quel che riguarda l’Italia si possono prendere come esempio le dichiarazioni ufficiali di Paljin Tulku Rinpoche (Centro Mandala di Graglia) e di Geshe Dorjee Wangchuk (Istituto Samantabhadra di Roma). Più inaspettatamente anche molti esponenti del mondo accademico tibetologico italiano (che dimostrano così la propria parzialità) come: Giacomella Orofino, Massimiliano Polichetti, Enrica Garzilli. 

Tra i comunicati ufficiali a sostegno del Dalai Lama in Italia si registrano le firme di:

  • Associazione Italia-Tibet e The Heritage of Tibet
  • Aderiscono Comunità Tibetana in Italia e Associazione Donne Tibetane in Italia
  • Associazione Tso Pema
  • Associazione Tso Pema Centro Studi di Buddhismo Tibetano
  • Associazione Nodo Infinito

E’ da rilevare comunque il fatto che alcuni filotibetani più convinti (come “Marisa Tibet” su facebook) dicono che stanno vivendo il peggiore periodo per la causa tibetana che è mai accaduto a loro da che hanno memoria.

Nonostante il terremoto mediatico l’Unione Buddhista Italia, che in linea teorica non dovrebbe essere legata al Dalai Lama ma bensì salvaguardare tutte le scuole buddhiste sul territorio italiano, anche questa volta, non ha fatto mancare il suo sostegno. Un approccio che tuttavia ha raccolto diverse critiche sui social da parte degli utenti.

ED IL GRANDE PUBBLICO?

Se alcuni hanno simpatizzato e non certo condannato l’accaduto, per molti l’atteggiamento del Dalai Lama è risultato inaccettabile. Alcuni utenti, ad esempio, hanno usato parole assai dure per descrivere quanto accaduto. A riprova di ciò si prenda la pagina facebook de Il Foglio, dove si trova un articolo di Giuliano Ferrara che difende il Dalai Lama (l’articolo si chiama “No, quel bacino goliardico del Dalai Lama non è pedocriminale”). Tuttavia i commenti del popolo del web non hanno trovato una sponda amica.

IL CASO ATIPICO DI CARLO BULDRINI

Carlo Buldrini è stato uno storico sostenitore della causa tibetana, scrittore del libro “Lontano dal Tibet. Storie da una nazione in esilio”. E’ stato un divulgatore attivo, facendo molte conferenze in giro per l’Italia. Inaspettatamente, Carlo Buldrini ha condannato l’atto del Dalai Lama e questo ha segnato una frattura apparentemente irrecuperabile tra lui ed il mondo dei filotibetani in Italia. Il genere di attacchi che ha subito dopo aver espresso la propria critica è tale che Buldrini ha bannato tutte le principali personalità del mondo filotibetano sui social. La posizione ufficiale di Buldrini è che lui sta sempre dalla parte dei deboli, ed in quel caso il debole è il bambino, e il comportamento del Dalai Lama era estremamente inopportuno. 

Differente l’analisi del commento di Enriza Garzilli, una tibetologa italiana e scrittrice presso il Fatto Quotidiano che ha così commentato: 

“[..] Quello che è successo è fumo negli occhi ma, nonostante le basse insinuazioni e la campagna mediatica (di tutti, del popolo dei social e dei mainstream media), posso dire che la figura del Dalai Lama non ne esce intaccata. Anzi, è tornata sotto i riflettori. Se mai, è da conoscere, come è da conoscere la cultura tibetana. Hanno quasi tutti male interpretato, anche i buddhisti vajrayana, i credenti, i seguaci, ma il Dalai Lama e la sua causa sono ritornati alla ribalta. E la sua credibilità alla fine ne è uscita intatta.

E la vicenda ha riacceso i riflettori sulla questione politica tibetana a livello mondiale e di questo tutti, credenti o no, dovremmo essere coscienti a dare una mano a questa causa, secondo le proprie possibilità. È una questione di diritti umani e non possiamo voltarci dall’altra parte, semplicemente.”

Secondo Enriza Garzilli pertanto ciò che è avvenuto per la causa tibetana è un bene perché porta maggiore attenzione su di essa e la figura del Dalai Lama non ne esce intaccata. 

QUALI LE CONCLUSIONI? QUESTO ACCADUTO GIOVA REALEMENTE ALAL CAUSA TIBETANA?

Indipendentemente dall’interpretazione della vicenda, l’accaduto ha dimostrato per molti che il Dalai Lama non è infallibile e aa cattiva figura che ha fatto il Dalai Lama ha colpito in modo negativo la stragrande maggioranza del grande pubblico (come ho dimostrato prendendo come esempio le reazioni al Foglio). Colpisce invece come una minoranza di simpatizzanti abbiamo minimizzato l’accaduto. La maggior parte dell’opinione pubblica, persino alcuni storici attivisti della causa tibetana come Carlo Buldrini, abbiano condannato l’accaduto.