‘SHE POWER’: LA NUOVA VITA DELLE DONNE TIBETANE

  • by Redazione I
  • |
  • 23 Mag 2025
  • |
‘SHE POWER’: LA NUOVA VITA DELLE DONNE TIBETANE, Mirabile Tibet


Nell’ultimo anno, avevamo visto le storie di Kelsang Pedrong, la prima donna tibetana a pilotare un caccia. Di Choeyang Kyi, la prima atleta a competere alle Olimpiadi. Del dream team archeologico che sta riscrivendo la Storia del Tibet. Di Lhamo Yudron, la “Signora dell’arte del ricamo” (che sta dando lavoro a tante altre donne) e delle ormai professioniste della tessitura in lana pulu – nuove ambasciatrici dell’artigianato tibetano nel mondo. Ebbene, di belle storie al femminile, dall’Altopiano tibetano ne stanno arrivando altre.

Come quella di Ngodrup Wangmo che – riuscendo a mobilitare tutte le altre donne del suo piccolo paese vicino a Lhasa, per coltivare e gestire insieme (e con successo) una vigna di circa 6 ettari – sta creando una nuova prosperità per l’intero villaggio. O come quella della giovane Nasheng che, finiti gli studi di Medicina e memore delle difficoltà della propria famiglia nell’accesso alle cure, è tornata a casa per assistere la popolazione. Ottenendo dall’amministrazione locale più “stazioni” di assistenza fisse e mobili, in modo da poter raggiungere – periodicamente e in casi di emergenza – gli oltre 5mila abitanti sparsi su un migliaio di chilometri quadri, e continuando a specializzarsi nelle patologie più diffuse in quelle condizioni climatiche e a quelle altitudini. Senza dimenticare il racconto delle “3 Lhamo”, cioè di una nonna nata e vissuta in condizione di servitù, di una figlia serva già a 6 anni ma libera da adulta grazie all’accesso alla Scuola e a un lavoro qualificato, e di una nipote con studi superiori e specializzazioni all’estero, tornata poi a casa per dare una mano.

Qualcosa è cambiato.

Infatti, nel 2017 la Regione ha introdotto delle norme dedicate – stabilendo il principio della parità di genere e cercando di eliminare le storiche discriminazioni che perduravano nella società tibetana. Senza però fermarsi lì e (per evitare che queste norme rimanessero lettera morta) avviando nel 2021 un piano operativo riguardante la salute, l’istruzione, il lavoro e l’imprenditoria, la partecipazione alle decisioni pubbliche, la sicurezza sociale e il sostegno alla famiglia. Compresa la violenza domestica, purtroppo presente anche sull’Altopiano e che oggi viene affrontata con centri di rifugio e protezione, assistenza legale, supporto psicologico e una linea telefonica sempre attiva per le donne e i bambini.

Accesso, dunque. Non solo delle suore tibetane al Dottorato buddhista (quindi alla ricerca, all’insegnamento universitario e agli alti incarichi della gerarchia religiosa) ma di tutte le bambine al nuovo sistema di istruzione gratuita dalla materna al liceo, obbligatoria per 9 anni sui 15 finanziati con fondi pubblici. Che – nella misura di 3.2 miliardi di yuan (circa 399 milioni di euro) solo nel 2024 – includono anche il vito e l’alloggio per i figli delle famiglie svantaggiate.

Assistenza medica – che copre sia la maternità, sia le patologie tumorali specifiche – e sostegno in base alla condizione economica e l’età, pensioni sociali incluse, nello sforzo di ridurre più possibile le differenze tra i centri urbani e le comunità rurali.

Partecipazione alle decisioni, in una rappresentanza stabilita nella misura di un terzo nei villaggi, un quinto nei sindacati dei lavoratori e non meno di un quinto nelle consulte regionali – quest’ultima, in continuo aumento. Anche perché, nel frattempo, la forza-lavoro e quindi il contributo delle donne tibetane all’economia locale ha superato il 40%, con ricadute importanti sulla propria autonomia e dignità, sulla produzione artigianale e il commercio, quindi sul tenore di vita delle famiglie e delle comunità.

Non immaginiamo più delle donne provate da mille difficoltà, senza diritti, libertà, una vera scelta o un futuro: nel Tibet di oggi, le nonne vengono assistite; le figlie, sostenute nella loro emancipazione e, le nipoti e bisnipoti, incoraggiate a volare.