L’ARCHEOLOGO HUO WEI CI SPIEGA IL MISTERO CHE SI RACCHIUDE NELLA VALLE DEL FIUME KARTSE, Mirabile Tibet

L’ARCHEOLOGO HUO WEI CI SPIEGA IL MISTERO CHE SI RACCHIUDE NELLA VALLE DEL FIUME KARTSE

La valle del fiume Kartse si trova nel Bacino di Khabap Langchen, nella zona di Ngari. È qui che la famiglia del famoso traduttore delle Scritture buddiste del Regno di Guge, Rinchen Zangpo, ha sempre vissuto. Arrivarci, comunque, è una dura impresa anche al giorno d’oggi. Ad oggi, solo pochissimi archeologi sono stati in grado di raggiungere la zona; quindi il posto si è ammantato naturalmente di un che di misterioso quando si tratta di scoprire i segreti del Regno di Guge.

Tuttavia, con il sostegno dell’Ufficio Eredità Archeologiche, un gruppo di studio scientifico dell’Università di Sichuan è stato in grado di entrare per la prima volta per condurre alcuni studi archeologici e i nostri risultati sono stati più che significativi. Tra le molte cose che hanno scoperto, un particolare punto di interesse si è rivelato essere un antico sito trovato all’interno della valle del fiume Kartse; un luogo nascosto ben oltre la portata della conoscenza o della memoria di chiunque.

In un libro storico che alcuni sostengono essere l’autobiografia di Rinchen Zangpo, si diceva che il Maestro avesse tenuto una serie di varie attività nell’area di Kartse, con la speranza di rivitalizzare l’adesione della popolazione locale al buddismo. Gli abitanti realizzarono varie serie di statue buddiste, monasteri e pagode e Tsering Gyapo, un dotto tibetano, scrisse diffusamente di questo periodo di rinascimento religioso ed artistico.

Il Maestro Rinchen Zangpo per esprimere la propria gratitudine verso la famiglia, che lo aveva sostenuto durante il suo periodo di studio della regola buddista e dei sutra (“testi sacri” -NdT-) in India realizzò una statua di Sakyamuni (il Budda storico -NdT-) che riproduceva precisamente le fattezze del suo stesso padre e gliela donò. Dopo un trasporto durato un anno la statua arrivò a Jorwang, luogo natale del Maestro Rinchen e venne portata a Kartse, dove era nato suo padre. Fu durante questo periodo che il Maestro Rinchen realizzò una stanza per la commemorazione degli antenati delle più prestigiose tredici famiglie del luogo.

Tuttavia oggigiorno il ritrovamento di questo importante sito era considerato un compito praticamente impossibile giacché tracciare l’area attraverso le fonti letterarie e identificare l’esatta locazione geografica della stessa appariva un’impresa simile alla proverbiale ricerca dell’ago nel pagliaio.

La ragione principale di ciò è che il Maestro aveva viaggiato per tutta la regione circostante (specialmente Ladakh, Guge e Burang, che sono conosciuti come i “Tre Cerchi di Ngari”), dove costruì centinaia di monasteri, camere buddiste e oltre trecento pagode. Per approfondire lo studio lungo la valle del fiume Kartse, è stato fatto tutto il possibile per trovare queste rovine archeologiche, ma sembrava che tutto lo sforzo fatto a tal fine fosse stato invano. Poi, un giorno, gli studiosi si sono imbattuti in un punto di svolta sulle rive del Villaggio di Poling della Contea di Zanda, dove due piccoli fiumi si congiungevano.

Alcuni terreni per la coltivazione del grano non erano troppo lontani da lì, e man mano che la terra si innalzava, trovarono un agglomerato di rovine di quelli che erano stati vari edifici. Dopo aver parlato con la gente del posto, furono informati che si raccontava che il luogo fosse in realtà quello in cui il Maestro Zangpo costruì le camere per le 13 famiglie, un edificio per ciascuna. Incapace di contenere il loro scetticismo, decisero di avvicinarsi e praticamente inciamparono nelle strutture: “Con nostra grande delusione, il villaggio moderno si era già mescolato con le antiche macerie, e gli edifici che erano leggermente crollati erano stati già parzialmente ristrutturati dagli abitanti del villaggio a causa di interessi personali” ha detto il ricercatore Huo Wei.

Naturalmente i rifacimenti avevano servito bene le esigenze degli abitanti del luogo, ma purtroppo avevano cancellato e distrutto molte tracce di grande importanza storica ed archeologica. Il sito sopra descritto comprendeva circa 40 rovine. Una in particolare era stata fondata nel centro esatto del villaggio e sembrava essere una delle camere costruite per una famiglia: “L’abbiamo datata con l’approssimazione di circa un secolo, ma il cancello di legno era scolpito in una vecchia maniera buddista, il che lo rendeva notevolmente prezioso. Il metodo di intaglio assomigliava ad altre porte prodotte nell’XI secolo nel Tibet occidentale e fui colpito dalle sue caratteristiche, in particolare perché mi ricordavano quelle degli antichi monasteri buddhisti”.

Molte camere bianche e rosse ancora oggi esistenti, costruite durante il regno di Guge, utilizzavano simili porte di legno, con le loro incisioni identiche a quelle che avevano trovato: “Questo era sufficiente per noi per confermare i nostri sospetti che tali rovine potessero contenere qualcosa che non ci saremmo mai aspettati. Abbiamo deciso di cercare una vista più panoramica, e diressi la nostra squadra su una montagna posteriore vicino al confine del villaggio, dove abbiamo potuto ammirare e studiare l’intera scena più chiaramente da diversi chilometri di distanza. Mentre guardavamo giù dalla montagna, notai rapidamente un muro fatiscente vicino al bordo settentrionale del villaggio che sembrava avere certi motivi a righe decorati su di esso. Senza esitare, ho esortato i miei compagni di squadra a dare un’occhiata più da vicino. È stato lì che abbiamo trovato non solo uno, ma diversi muri simili, tutti appartenenti a camere familiari dedicate. Sulla loro superficie si potevano ancora vedere resti di sculture di argilla, ma le camere stesse erano state alterate dagli abitanti del villaggio per ospitare animali o immagazzinare legna da ardere e foraggio così da non avere quasi nessuna parvenza delle loro forme originali.

Siamo tornati a dare un’altra occhiata dalla cima della montagna, e fu allora che avemmo la definitiva conferma della veridicità di ciò che la gente del posto aveva detto. Anche se le strutture originali erano state erose o erano state pesantemente alterate, era chiaro dall’alto che ce n’erano davvero 13, il che corrispondeva perfettamente con le camere descritte nella letteratura storica. Il modo in cui erano dettagliati nei documenti storici, in particolare quelli della stessa famiglia di Rinchen Zangpo, corrispondeva a quello che stavamo vedendo. Mentre prendevamo nota di tutto, specialmente come erano disposte le strutture e dove erano situati i fori dei pilastri che presumibilmente erano usati per produrre sculture di argilla.

Potemmo in realtà confermare più o meno che questi particolari edifici erano probabilmente le camere che il maestro Rinchen Zangpo aveva costruito per le eminenti famiglie locali. Il nostro team era tutto eccitato dalle notizie, come evidenziato dai nostri applausi ed abbracci, e abbiamo quindi deciso che era giunto il momento per noi di metterci al lavoro e condurre ulteriori ricerche. Alcuni hanno annotato le loro osservazioni e altri hanno iniziato a disegnare e scattare foto di ciò che potevano vedere. Io stesso sono rimasto sulla montagna per condurre ulteriori indagini e non è passato molto tempo che mi sono imbattuto in qualcos’altro.

Quando la montagna si diresse verso l’alto, potei distinguere diverse pagode buddiste, due delle quali abbastanza ben conservate. Girai intorno e mi avvicinai per vedere se riuscivo a scoprire qualcosa, e alcuni dettagli importanti catturarono la mia attenzione. Le forme esterne delle strutture mi suggerirono e fecero capire che queste pagode erano molto simili alla pagoda del Monastero di Toling”.

Il Monastero di Toling fu costruito da Yeshewo, il Re del Regno Guge, nell’XI secolo, ed era anche un luogo in cui un tempo il Maestro Rinchen predicò. Nell’anno 1076, che fu l’anno del Drago di Fuoco secondo il calendario tibetano, vi si tenne una grande riunione di celebri predicatori buddisti sponsorizzata da Dzeden, allora re di Guge, con monaci anziani di U-Tsang, Kham e Amdo presenti come ospiti.

Questo evento venne ricordato come la “Grande Riunione del Drago di Fuoco” e da allora, il monastero divenne famoso. Furono costruite centinaia di pagode, le più notevoli delle quali ai quattro angoli della camera principale verso il cortile circolare esterno. “Ma queste erano molto meno conservate delle due pagode davanti a me. Per commemorare suo padre e la sua famiglia, il Maestro Rinchen ha probabilmente usato i più alti standard tecnologici dell’epoca, oltre a commissionare il massimo livello di maestri e artigiani dell’architettura a lavorare al progetto. Quando eravamo lì potemmo ancora distinguere la ruota buddista e l’urna verso la cima della struttura.

Forse la cosa più interessante per me, comunque, erano le due statue di Bodhisattva che abbiamo trovato sopra l’urna. Avrei pensato che ci sarebbero state molte statue come quelle che circondavano l’urna, ma ce n’erano solo due rimanenti. Eccole lì, proprio lì in piedi, e le loro teste erano rotonde con corone fiorite. I loro corpi e le loro espressioni facciali erano un po’ frastagliate, ma sfoggiavano due grandi orecchini ciascuno e tenevano qualcosa nelle loro mani, che erano posizionate di fronte al loro petto. Siamo stati in grado di trovare frammenti di quelli che prima erano altre urne di pagoda mescolati con altre reliquie che erano cadute, e alcuni di questi avevano iscrizioni in Tibetano sulla loro superficie.

Da tutto ciò, siamo stati in grado di elaborare un’idea di cosa potrebbe essere successo. I corpi delle pagode avrebbero potuto essere ristrutturati con argilla e mattoni, e forse le strutture erano state adornate con le nuove statue. Si sa che tali azioni hanno avuto luogo in varie rovine buddiste in diversi paesi, come India, Bangladesh e Sri Lanka, quindi non era davvero fuori questione che fosse accaduto anche qui qualcosa del genere. Dopo la nostra ricerca, siamo stati in grado di concludere che il sito che abbiamo incontrato corrispondeva a strutture risalenti al Primo Regno di Guge, molto probabilmente tra l’XI e il XIII secolo”.

Alcune delle rovine risalgono forse a quando Rinchen Zangpo era ancora vivente ed attivo. Tutto il sito, comunque, è strettamente legato alle attività buddiste del Maestro Rinchen Zangpo di Guge, come riportato nella letteratura storica tibetana. Le scoperte più importanti hanno implicazioni significative, specialmente nel modo di studiare la prima storia buddista, la cosiddetta “Storia silente del Regno di Guge”. “Il nostro ritrovamento può essere letto come un vero e proprio ‘raccolto’ di preziose informazioni su quell’epoca poco conosciuta” ha concluso Huo Wei.