IL POTALA A PECHINO? LA STORIA DI UNO DEI PALAZZI BUDDHISTI PIU’ FAMOSI FUORI DAL TIBET, Mirabile Tibet

IL POTALA A PECHINO? LA STORIA DI UNO DEI PALAZZI BUDDHISTI PIU’ FAMOSI FUORI DAL TIBET

Circondato da alte montagne è impossibile non essere catturati dall’enorme blocco rosso e dalle possenti mure bianche che circondano questo palazzo. Ebbene, non stiamo parlando del Potala e neanche ci tropviamo a Lhasa. Siamo a Chengde, località a circa 150km a nord di Pechino e ciò che stiamo ammirando è il cosiddetto “piccolo Potala”.

Questo enorme complesso palaziale è una testimonianza storico-architettonica unica al mondo. Edificata per volontà dell’imperatore Kangxi nel 1703 (dinastia Qing) come residenza estiva, il nome significa letteralmente “luogo di montagna per fuggire dalla calura”. Eppure nel tempo questo palazzo non ha fatto che ingrandirsi, inglobando templi e divenendo un unicum di commistione archittetonica cinese, mongola e tibetana.

IL POTALA A PECHINO? LA STORIA DI UNO DEI PALAZZI BUDDHISTI PIU’ FAMOSI FUORI DAL TIBET, Mirabile Tibet

Se i tetti di alcuni edifici rimandono direttamente alla Città Proibita, le grandi e alte pareti bianche del complesso principale, sono un chiaro omaggio dell’imperatore al grande Potala di Lhasa. I paesaggi circostanti sono magnifici e le alte montagne sono facilmente osservabili da ogni punto del complesso, che spicca per la sua superficie, circa 220.000 metri quadrati, rendendo questo intricato dedalo di padiglioni, sale e templi uno dei più grandi complessi palaziali in Cina.

MECENATISMO DI STATO

Sotto i Qing, il buddhismo tibetano, e nello specifico quello lamaista, godette di una forte protezione, anche grazie alla forte devozione che i mancesi ebbero nei confronti di questa religione. Anzi, i Qing portarono avanti un vero e proprio mecenatismo. Un’impronta lanciata proprio da Kangxi.  Ad esempio, uno dei più colossali e importanti esempi di arte scultorea tibetana non si trova in Tibet, bensì in un tempio buddista di Pechino, esattamente nel Lama Temple.

IL POTALA A PECHINO? LA STORIA DI UNO DEI PALAZZI BUDDHISTI PIU’ FAMOSI FUORI DAL TIBET, Mirabile Tibet

Tale statua gigante però non é stata spostata o prelevata dal Tibet, anzi, é stata scolpita nella capitale cinese da artigiani tibetani appositamente assoldati, che hanno lavorato per anni su un colossale blocco di legno. La colossale statua fu poi donata dal Settimo Dalai Lama (1708-1757) all’Imperatore Qianlong, come segno di conferma del legame di fratellanza e solidarietà tra la Nazione Tibetana e quella Cinese, che già durava da oltre tre secoli. La magnificenza del manufatto, e il fatto che venisse considerato molto efficace pregarvi davanti, resero la ciclopica statua una meta di pellegrinaggio sempre molto popolare. Anche il famoso Palazzo d’Estate a Pechino, risente chiaramente degli influssi architettonici tibetani.

TRA SPIRITUALITA’ E STORIA

Tornando a Chengde, tra i templi più importanti dobbiamo citare il Tempio Putuo Zongcheng, facente parte dei cosiddetti “Otto Templi Esterni” situati nel palazzo ed inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dei siti UNESCO. La particolarità è che in epoca imperiale, questi templi erano amministrati dal Lifan Yuan, un dipartimento amministrativo dedito interamente agli affari delle minoranze etniche che vivevano nell’impero e nello specifico ai mongoli e tibetani. Gli storici sono divisi circa il perché un tempio lamaista venisse amministrato da un ente burocratico statale, ma la letteratura sembra essere arrivata ad una conclusione.

IL POTALA A PECHINO? LA STORIA DI UNO DEI PALAZZI BUDDHISTI PIU’ FAMOSI FUORI DAL TIBET, Mirabile Tibet

Il tempio venne originariamente dedicato all’imperatore Qianlong per festeggiare il suo compleanno, oltre a fornire anche il palazzo di Chengde di un luogo di culto paragonabile a bellezza ai templi dentro il Potala.  Tuttavia il Putuo Zongcheng svolgeva più funzioni delle semplici cerimonie e festival buddisti; era anche il luogo in cui l’imperatore teneva importanti riunioni con i diversi inviati e delegazioni etniche dell’impero. La posizione serviva come un rifugio tranquillo in contrasto con la vita frenetica della capitale Pechino, dove gli invitate avrebbero goduto non solo della compagnia dell’Imperatore, ma anche dei lussi e sfarzi di questa corte estiva.