DA SHANGHAI AL TETTO DEL MONDO: LA MISSIONE DI WANG WANQING, MEDICO DI 77 ANNI CHE DA 40 ANNI CURA I TIBETANI, Mirabile Tibet

DA SHANGHAI AL TETTO DEL MONDO: LA MISSIONE DI WANG WANQING, MEDICO DI 77 ANNI CHE DA 40 ANNI CURA I TIBETANI

Capelli bianchi, cappello da pescatore, occhiali e sorriso contagioso. Il tutto condito dalla sua immancabile valigetta metallica e stetoscopio al collo. Ecco il “dottor Wang”. Da Shanghai sul Tetto del Mondo e dedicare tutta la vita alla missione medica. E’ questa la sintesi di Wang Wanqing, arzillo 77enne che da 40 anni vive a Mequ, remota contenta autonoma tibetana all’estremità orientale dell’altopiano del Qinghai-Tibet, nella provincia cinese del Gansu, votando tutto se stesso al supporto del popolo tibetano. Nella contea è noto come “il dottore di città”, ed è ben voluto ed amato da ogni abitante. Vive nel suo remoto cottage costruito negli anni’90, ma a chi gli chiede del perché abbia deciso di lasciare la moderna Shanghai, cuore pulsante dell’economia della Cina, ed abbandonare anche una brillante carriera medica in qualche ospedale di città risponde placido: “la missione dei medici è aiutare le persone. Qui ho trovato il mio scopo di vita”.

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Grande conoscitore della medicina tradizionale cinese quanto di quella tibetana, Wang ammette che “il mio tempo sta finendo, ma posso ancora fare un po’ di cernita e raccolta di dati che servano di orientamento per altri medici”.Quando Wang arrivò per la prima volta nella contea nel 1969, non sapeva che sarebbe rimasto lì per più di 50 anni, per non parlare del riconoscimento nazionale per il suo servizio alla popolazione locale.

LE DIFFICOLTA’ INIZIALI

All’epoca, molte delle aree rurali cinesi avevano servizi e forniture mediche inadeguate. Per modificare la situazione, il governo cominci a dare importanza alle iniziative mediche nelle aree rurali incoraggiando il personale medico a lavorare nelle aree rurali remote, anche volontariamente.

Wang, che è nato a Shanghai e ha trascorso i primi due decenni della sua vita in città, è stato tra i primi laureati in medicina di una prestigiosa università a offrirsi volontario per lavorare proprio in Tibet. Dopo giorni di viaggi accidentati in treno, pullman e persino in carrozza trainata da cavalli, Wang ha raggiunto la cittadina di Awancang nella contea di Maqu, A quel tempo, la maggior parte dei residenti erano pastori, che vivevano sparsi attraverso un’area di 1.500 km quadrati.

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Quando Wang è entrato nel centro sanitario, l’unico istituto medico della cittadina, è rimasto sbalordito nel vedere le pessime condizioni di lavoro. Due stanze di mattoni – una per ricevere i pazienti e un’altra per dormitorio – un misuratore di pressione sanguigna e un ecometro erano tutto ciò che aveva il centro sanitario.

Ancora oggi il 77enne Wang ricorda la prima notte ad Awancang. “Devo ammettere che è stata veramente dura. . Trovarsi ad un’altitudine media di circa 3.700 metri, e il forte vento che ululava fuori dal dormitorio ha influito sulla mia salute. Ho sofferto di mal di montagna e non riuscivo mai a dormire. L’unico rimedio e consolazione era un vecchio flauto che mi ero portato per suonare”, dice il medico.  Fare il medico in campagna non era cosa facile. “Ho dovuto gestire tutti i tipi di malattie. Quello che avevo imparato all’università era tutt’altro che sufficiente”, ha detto.

IL SALVATAGGIO DI UN BAMBINO DI 10 E LA RICONOSCENZA ETERNA DELLA POPOLAZIONE 

Un giorno, un bambino tibetano di 10 anni di nome Nam è stato portato al centro sanitario con la pancia perforata da un bue. Wang intuì che si trattava di un’operazione difficile e rischiosa. Rimase calmo e decise di fare del suo meglio per salvare il ragazzo. Con due scrivanie come tavolo operatorio e una torcia e una lampadina come impianto di illuminazione. Wang, che eppure eseguì quell’operazione in quell’ospedale improvvisato, dopo due ore estenuanti, dichiarò il ragazzo fuori pericolo. Era riuscito a salvare la sua vita.

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La notizia di come un medico di Shanghai aveva salvato Nam si diffuse in tutta la zona circostante e Wang si guadagnò la fiducia e il rispetto dei pastori locali. Quando lavorava al centro sanitario, Wang era solito fare il giro ogni anno e somministrare vaccini ai pastori che vivevano lontano, viaggiando a cavallo per quasi sei mesi.

“FAREI SEMPRE LE STESSE SCELTE SENZA ESITAZIONE”, HA DETTO WANG

Certo non mancarono la solitudine e la nostalgia di casa. Durante una delle sue visite a domicilio, nevicò incessantemente per quasi 15 giorni e Wang ha dovuto rifugiarsi presso una famiglia di pastori nella loro tenda. Il clima gelido e la solitudine demoralizzarono l’allora giovane Wang, tanto che una anziana della famiglia cui era ospite, nel cuore della notte, lo svegliò. Gli aveva portato del riso. “Camminò attraverso il ghiaccio e la neve per portarmi una ciotola di porridge di riso”, dice Wang. “A quei tempi il riso era molto raro e costoso per i pastori”, ha ricordato Wang.” Ogni volta che pensavo di tornare a Shanghai, quella ciotola di porridge caldo mi ricordava la gentilezza degli abitanti del villaggio. Questo mi ricorda che i pastori locali mi trattano come le persone più vicine, e anche io ho a cuore l’amicizia”, ammette Wang.

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Nel 1971, Wang sposò una ragazza tibetana locale, che lavorava instancabilmente anche per la causa dell’assistenza sanitaria ad Awancang, e dalla quale ha avuto due figli. Uno, il 49enne Wang Tuansheng, ha deciso di continuare la missione del padre, nonostante egli abbia cercato di fargli fare una bella carriera professionale in una grande città. “Se avessi una seconda vita, prenderei la stessa decisione senza alcuna esitazione”, ha detto Wang Wanqing, concludendo l’intervista con un caloroso sorriso.