COSA SI NASCONDE DIETRO IL SORRISO DEL BUDDHA?, Mirabile Tibet

COSA SI NASCONDE DIETRO IL SORRISO DEL BUDDHA?

  • by Redazione
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  • 20 Apr 2021
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Il Buddha è stato nei secoli rappresentato nelle maniere più disparate, una iconografia sacra che ha fatto sempre capo alle diverse scuole buddhiste che nei secoli si sono sviluppate in Asia. Il filo rosso tra questa e l’altra rappresentazione? Il sorriso. Dal paffuto Buddha sorridente di origine cinese al Buddha sdraiato, molto rappresentato nel Sudest Asiatico, quasi sempre Siddhartta viene dipinto o scolpito con un sottile, quanto enigmatico, sorriso. Ma cosa si cela dietro? Quale il significato?

A rispondere è Glenn Mullin, una delle massime autorità quando parliamo di Tibet. Il 72enne tibetologo canadese ritiene infatti che esiste un preciso codice artistico quando parliamo di rappresentazione del Buddha. “Il sorriso della Gioconda è uno degli enigmi della storia dell’arte, eppure prima del genio di Leonardo sono stati i monaci e fedeli Buddhisti ad imprimere nella storia uno dei sorrisi enigmatici più famosi della storia”, spiega Mullin. Secondo lo studioso, tranne nel caso del Buddha che ride di origine cinese, i sorrisi del Buddha sono in genere limitati ed introspettivi. Il punto è che il Buddha è conscio di essere sfuggito alla ruota del Samsara, ed è per questo che sorride.

COSA SI NASCONDE DIETRO IL SORRISO DEL BUDDHA?, Mirabile Tibet

Tuttavia egli sorride a se stesso, non agli altri, perché sa che gli altri non sono ancora fuggiti e sono tuttora “ancorati” al mondo reale. Per Mullin quindi questo è un sorriso di soddisfazione, il Buddha sa di essere scappato e che come lui ha raggiunto l’illuminazione, anche gli altri potranno raggiungere questo traguardo. “Il Buddha sorride tra sé, è la soddisfazione dell’arrivo. Ogni momento è quell’arrivo per il quale si è lottato e raggiunto. E così il sorriso è perpetuo”, scrive Mullin. In poche parole il sorriso del Buddha è uno sprono per tutti noi, che ogni persona attraverso la pratica può ottenere lo stesso risultato del Buddha e quindi non c’è bisogno di preoccuparsi.

Mullin tuttavia si spinge oltre ed ipotizza che il sorriso del Buddha sia una risposta al concetto di reincarnazione nell’Induismo. Scrive il tibetologo canadese: “Il Buddha vedeva nel sistema della reincarnazioni dell’Induismo una forte pressione sociale. A seconda delle tue azioni, potrai avere questa o quella reincarnazione. Possiamo quindi dire che ogni persona era responsabile delle proprie azioni e che ogni azione negativa sarebbe corrisposta anche un declassamento nella ruota delle reincarnazioni. La reincarnazione induista”, continua ancora Mullin “è stata ideata per liberare gli dei dalla responsabilità per il destino di noi umani. Buddha non stava cercando una liberazione dalla sola sofferenza della vita, ma l’infinita sofferenza della reincarnazione”.

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Questo il punto focale. Per Mullin infatti quando il Buddha raggiunse il Nirvana egli si rese effettivamente conto che questa ruota del Samsara che esercitava una pressione infinita su ogni persona e causava loro infinite sofferenze di rinascita continua in forme diverse per sempre era in realtà un’illusione. “Quindi il Buddha sorride perché ha realizzato che il Samsara non era reale ma illusorio, e quindi questa pressione della reincarnazione non è realmente infinita. Vi è una qualche via di uscita, il Nirvana appunto”.

IL CONCETTO DI VACUITA’


Ed è qui che entra uno dei cardini del pensiero buddhista, ovvero la Śūnyatā, meglio noto come Vacuità. La dottrina della Śūnyatā acquisisce tuttavia significati diversi e diverso ruolo nelle varie scuole che si sono succedute nel corso della Storia del Buddhismo, alcune delle quali tutt’oggi esistenti. In questo senso è preferibile suddividere l’esposizione di questa dottrina a seconda dei testi di riferimento o delle scuole che la insegnano. Senza entrare nel merito di cosa sia la Vacuità nel Buddhismo, riflessione che ci porterebbe fuori strada dall’argomento di oggi, Per Mullin “alla fine il Buddha sorride perché si rende conto che anche il Nirvana, l’opposto del Samsara, è un’illusione. Non esiste una cosa come il Nirvana come qualcosa di diverso dal Samsara, questi sono opposti nichilisti e Buddha trova la posizione non duale tra di loro, la via di mezzo dove non ci sono più estremi”.

COSA SI NASCONDE DIETRO IL SORRISO DEL BUDDHA?, Mirabile Tibet

Mullin crede che la ricerca del Nirvana sia quindi un “trucco che si applica a noi stessi ed è un trucco che funziona. Il nostro ‘sé’ viene infatti coinvolto a tal punto nella ricerca del Nirvana che tutto il ‘sé’ è investito in esso, ma quando ci si rende conto che anche il Nirvana non esiste, causando una disintegrazione del ‘sé’ al momento della realizzazione di questa verità, si prende atto dello scherzo sottile che è al centro dell’esistenza. Quindi il Buddha sorride a quella battuta che ha giocato su se stesso che è stata efficace anche se era anch’essa un’illusione”.

E il Buddha sorride perché si rende conto che la via del Nirvana non è veramente la via definitiva, ma è la via del Bodhisattva. In altre parole, afferma Mullin, “la realizzazione è che il Nirvana non è una porta per uscire dal Samsara, perché né il Nirvana né il Samsara esistono. In qualche modo la presa di coscienza di questa verità è ben spiegata nel concetto di DzogChen, un principio presente nel buddhismo tibetano così come nell’autoctona religione Bon, che nega di fatto questi due estremi”. Il Buddha prende quindi coscienza della consapevolezza del Nulla.

COSA SI NASCONDE DIETRO IL SORRISO DEL BUDDHA?, Mirabile Tibet

In effetti, il sorriso del Buddha ha una profondità infinita ed in esso leggiamo le varie interpretazioni che nei secoli hanno dato vita alle diverse scuole buddhiste. E alla fine il Buddha sorride a causa della sottigliezza del Dharma ed egli è soddisfatto dell’apertura di così tanti modi profondi di guardare all’esistenza oltre le illusioni dell’Essere. Nell’infinita profondità di quel sorriso autoriflessivo che nasce dalla soddisfazione del superamento dell’insoddisfazione intrinseca ed endemica (dukha) dell’esistenza umana che viene trasformata dall’alba della prajna, è facile perdersi. Eppure è “guardando proprio quel sorriso che si rivendica la nostra libertà dall’illusione e dal gioco dell’Universo”, conclude Mullen. Questa è la vera natura del sorriso leggero del Buddha.